Andrea Camilleri

Il nuovo libro di Andrea CamilleriCerti momenti (Chiarelettere), è un prezioso scrigno della memoria. Alla veneranda età di novant’anni arrivano queste testimonianze “dietro le quinte” di incontri che hanno rappresentato per l’autore un momento speciale. Forse Camilleri li ha custoditi per tutta la vita e ora hanno assunto le sembianze di confidenze con i lettori. Vi sono ritratti inediti che ci fanno capire il corso delle cose e apprezzare il ricordo di figure meno conosciute, ma non per questo degne di nota. Sono pagine intime, ironiche e che in qualche modo attraversano, nei diversi periodi, l’Italia, sopratutto quella migliore.

Ci sono voci importanti che al solo nome evocano emozioni: la ricerca di Tabucchi, la saggezza di Primo Levi, la scrivania di Gadda, la Sicilia di Vittorini; e poi ci sono altre righe straordinarie dedicate a Salvo Randone, “uno dei più grandi attori che l’Italia abbia mai avuto”, o quelle che ricordano il colloquio con un vescovo e una confessione davvero speciale. In questo libro tutto scorre con grande piacevolezza, tanto che è facile immaginare Camilleri seduto comodamente sulla sua poltrona che racconta i dettagli di ogni singolo episodio con la capacità di trasformare situazioni personali in vicende sociali.

Come dimostra il ricordo del suo insegnante di italiano: “Non c’era occasione in cui non ci insegnasse a diventare veri uomini. Un altro giorno, approfittando di un passo dantesco, ‘fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza’, ci spiegò come seguire virtù e conoscenza fosse possibile solo all’interno di una società giusta, e qui si lasciò andare a una meravigliosa lezione sulla libertà che era un violento e indiretto attacco al regime fascista a cui all’epoca eravamo sottoposti”, scrive. A proposito dei regimi totalitari, la parte dedicata all’incontro con Primo Levi assume un significato tutto particolare se “letta” con gli occhi della storia; Camilleri aveva rimosso il ricordo di un insoddisfacente spettacolo teatrale, mentre Levi aveva ben altro da dimenticare: “‘Ho fatto una vera e propria rimozione’, dissi. Levi, che mi aveva ascoltato in silenzio, guardando un po’ imbarazzato la punta delle sue scarpe, sollevò la testa e mi fissò dritto negli occhi. ‘Sapesse quante ne ho dovute fare io…’ sussurrò. E riprendemmo a camminare ancora in silenzio”. Lo stesso silenzio gradito a Benedetto Croce quando dopo un pranzo e una breve passeggiata le parole non uscivano e se fossero uscite sarebbero state superflue.

La bellezza di questo libro è proprio in questi racconti dal sapore antico che lasciano il segno perché l’autore con grande lucidità ci rende partecipi di ogni particolare. Come nel citato racconto del vescovo oggi più attuale che mai “‘Lei ha mai provato disprezzo verso un altro uomo?’ ‘In coscienza no’. ‘Vede – mi disse – credo che il più grave peccato che si possa commettere è quello del disprezzo verso qualcuno. Anche se questo qualcuno ha commesso qualcosa che l’ha amareggiato, sorpreso, sconvolto, il disprezzo è l’ultima cosa che bisogna provare verso costui'”.

Andrea Camilleri si conferma eccellente “contastorie” anche in questo nuovo lavoro composto di ritratti capaci di avere una forza narrativa, con la sua voce fuori campo sempre attenta a seguire ogni inquadratura. E così i personaggi raccontati prendono forma e sostanza, li vediamo parlare e camminare con la stessa intensità di una scena. Camilleri è davvero una continua scoperta e un abile maestro letterario sempre pronto al colpo a sorpresa. In grado di disarmare il lettore con le sue invenzioni, ma anche e sopratutto con quelle storie normali che, con ragione e sentimento, riesce a rendere speciali.

Molto bello, infine, il ricordo delle sue letture da bambino di Pinocchio e dell’Orlando Furioso: “Ricordo di avere letto e riletto per una decina di volte la prima ottava, completamente preso dal suono di quelle parole, prima ancora di capirne l’esatto significato. Il ritmo, la musicalità, le rime risuonavano dentro di me come una canzone, spingendomi dalla terza o quarta lettura a leggere ad alta voce, sicché mia madre a un tratto aprì la porta ed entrò nella stanza chiedendomi con chi stessi parlando. Ecco, quello è stato l’inizio di un’infatuazione che è durata per anni e anni“, scrive.

E la stessa infatuazione la prova chi scrive questo post, insieme ai moltissimi lettori di questo grande autore capace di rinnovarsi, malgrado i suoi primi novantanni.

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