Costi della politica

Costi della politica, Montecitorio adotta la linea dura: bloccate le indennità di funzione dei superburocrati

Nuova proposta del Comitato affari del personale guidato dalla vicepresidente della Camera Marina Sereni. Cancellata la reintroduzione dei vecchi incentivi. E stop anche all’adeguamento automatico delle retribuzioni, agli aumenti di stipendio e al pagamento delle festività soppresse non godute. Il cambio di rotta dopo l'accordo con il Senato per avviare il confronto sull’armonizzazione dei trattamenti. Soddisfazione dei grillini. Fraccaro: “Una nostra vittoria”

Se tra gli alti dirigenti di Montecitorio qualcuno avesse già messo in conto di trovare un ricco bonus sotto l’albero di Natale farebbe bene a ricredersi. La doccia fredda arriva dal Comitato affari del personale, guidato dalla vice presidente della Camera in quota Pd, Marina Sereni. Che ha deciso di “sottoporre all’Ufficio di Presidenza la proposta di prorogare gli effetti delle misure con cui sono stati ridotti gli importi delle indennità di funzione”. Insomma, i discussi incentivi che dal primo gennaio 2016 sarebbero tornati automaticamente a rimpinguare le buste paga dei burocrati di Montecitorio, cessando gli effetti dei tagli disposti nel 2013, resteranno fermi sulle cifre attuali.

TORNA IL BLOCCO – Il cambio di rotta, già nell’aria da qualche giorno, arriva all’indomani delle polemiche scatenate dalla denuncia del Movimento 5 Stelle. Che, con Riccardo Fraccaro, aveva rivelato a ilfattoquotidiano.it come la precedente proposta del Comitato, non disponendo la proroga del blocco, avrebbe consentito alle indennità di funzione di schizzare di nuovo ai livelli del 2012. Per esempio, il segretario generale, figura di vertice dell’amministrazione di Montecitorio, sarebbe tornato ad intascare 2.200 euro netti al mese contro i 662 fissati dalla sforbiciata del 2013. E la spesa annuale per la corresponsione dell’emolumento a tutti gli aventi diritto sarebbe balzata a 3,4 milioni di euro, 1,2 milioni in più rispetto alla somma complessiva attualmente pagata. Ma cosa ha spinto il Comitato a cambiare drasticamente indirizzo nel giro di poche ore? A rivelarlo è la stessa Sereni nell’intervento tenuto ieri dinanzi all’organismo parlamentare da lei presieduto. “Nella riunione del Comitato del 26 novembre 2015, avevo informato i colleghi di una mia lettera alla vice presidente del Senato, Valeria Fedeli, con la quale proponevo di riavviare il confronto sull’armonizzazione, sulla base del lavoro istruttorio già compiuto nei mesi scorsi dagli Uffici di Camera e Senato”, ha spiegato. E nel pomeriggio di mercoledì la risposta è arrivata.

RUOLO UNICO – Una risposta che, per la Sereni, rappresenta “un segnale incoraggiante”. Per arrivare in tempi brevi, spiega una nota del Comitato, “alla definizione del ruolo unico dei dipendenti di Camera e Senato”, previsto peraltro dal nuovo articolo 40 della Costituzione come modificato dal ddl Boschi, e “alla armonizzazione del relativo stato giuridico ed economico”. Questioni che, oltre alle indennità di funzione, investono anche altre delicate materie. Come chiarito, infatti, nel suo intervento dalla vice presidente di Montecitorio, il Comitato sottoporrà all’Ufficio di presidenza, nella riunione del 9 dicembre, anche la proroga del blocco del “meccanismo di adeguamento automatico delle retribuzioni” (fermo dal 2011), proponendo “l’adozione di un indirizzo sulla base del quale svolgere il necessario confronto con le organizzazioni sindacali”. Entrambe le proroghe, ha spiegato la Sereni, “sarebbero finalizzate a consentire la conclusione su questi due punti specifici del percorso di armonizzazione con il Senato, che avrà una sua prima tappa già definita per la fine del mese di gennaio 2016”. Ma, in ogni caso, “il termine della proroga dovrebbe essere fissato all’entrata in vigore della nuova disciplina comune” da applicare ai due rami del Parlamento. Non solo. La proposta contempla anche “l’ulteriore sospensione, fino al primo gennaio 2017, del pagamento della terza tranche di aumento stipendiale prevista dai precedenti accordi contrattuali (del 2011) e, allo stato, sospesa fino al 1° gennaio 2016”. Oltre all’“immediato avvio della contrattazione per una modifica della disciplina attuale che non consenta più, per il futuro, la monetizzazione delle festività soppresse in caso di mancata fruizione, a partire da quelle relative all’anno 2016”.

STOP ALLA CASTA – Un risultato che, insiste Fraccaro, non sarebbe stato raggiunto senza la denuncia del M5S. “Siamo riusciti ad ottenere lo stop all’indecente proposta del Pd di aumentare gli stipendi della casta di Montecitorio – ribadisce dopo il cambio di rotta del Comitato –. Un’altra vittoria a 5 Stelle che va a beneficio di tutti”. E rincara la dose contro il Partito democratico: “Nel silenzio generale il partito di Renzi ha provato a regalare un aumento dell’indennità di funzione ai superburocrati della Camera – continua il segretario dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio –. Si tratta di un emolumento che dovrebbe essere concesso solo per lo svolgimento di incarichi particolari, invece è distribuito a pioggia a chi peraltro già percepisce stipendi d’oro”. Insomma, conclude Fraccaro, uno “scandalo tanto più insopportabile se paragonato alle tragiche condizioni di milioni di italiani”. Ma, alla fine, “il Pd è stato costretto a battere in ritirata”. L’ultima parola spetterà ora all’Ufficio di presidenza. Anche se resta molto improbabile che l’organismo di vertice della Camera possa non prendere atto della proposta del Comitato.

Twitter: @Antonio_Pitoni