E' quello che fonti forziste confidano a ilfattoquotidiano.it. Soprattutto dopo la sortita dell'ex coordinatore siciliano Gibiino. Che a Palazzo Madama chiede "più confronto tra i parlamentari". Tra i quali non mancano le critiche alla linea politica dello stesso Romani. Giudicato "troppo filogovernativo"
Dopo Renato Brunetta – rimasto alla guida dei deputati di Forza Italia ma depotenziato del suo “Mattinale” – toccherà al suo omologo al Senato, Paolo Romani, finire sulla graticola dei dissensi interni? E’ quello che autorevoli fonti parlamentari forziste confidano a ilfattoquotidiano.it. Apparentemente, la riconferma di Brunetta potrebbe funzionare da salvacondotto anche per il capogruppo a Palazzo Madama, la cui leadership non sembra più quella di un tempo. Ma il fuoco che cova ancora sotto la cenere al gruppo alla Camera “rischia di estendersi pure al Senato”.
ALLA CARICA A poche ore dalla conferma, seppure con meno poteri, del capogruppo di Montecitorio, Luca Squeri, uno dei malpancisti guidati da Elio Vito, è tornato alla carica chiedendo una verifica e quindi, in sostanza, di mettere ai voti Brunetta. E si è fatto sentire da Palazzo Madama anche il senatore azzurro Vincenzo Gibiino, ex coordinatore di Forza Italia in Sicilia. Gibbino chiede che si affronti subito il nodo “dell’organizzazione del nostro movimento, sia alla Camera che al Senato”. Per cambiare capigruppo? Lui la mette così: “Niente di personale. Nessuna rottamazione, ma occorre più confronto tra i parlamentari”. Poi la parte più significativa della sua presa di posizione: l’ex coordinatore siciliano ricorda che la linea del centrodestra è cambiata dopo Bologna, quando Berlusconi salì sul palco della Lega. E che, quindi, “il patto del Nazareno è morto”, come “ha detto Silvio Berlusconi in tv da Vespa”. Proprio la principale critica che nel gruppo al Senato viene fatta a Romani. E cioè di essere rimasto “troppo filogovernativo”.
FUORI LINEA E questo è il punto: i malumori politici che aleggiano tra gli scranni di Palazzo Madama. La scorsa estate fece storcere il naso a più d’uno quella battuta in cui Romani non escludeva di incontrare il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi a Forte dei Marmi, dove erano in vacanza entrambi, per poter modificare l’Italicum, la nuova legge elettorale. E, soprattutto, ai fautori della nuova linea azzurra di unità con la Lega e Fratelli d’Italia non è piaciuta l’opposizione di Romani alla scelta dell’ex Cavaliere di salire sul palco di Matteo Salvini a Bologna. Il capogruppo azzurro al Senato poi si è allineato alla decisione del leader di Fi, ma, si sa, che fino all’ultimo è stato tra quelli che remavano contro l’abbraccio con il Carroccio. Adesso arrivano le critiche di Gibiino. Che, se non chiede apertamente la sostituzione di Romani, certo dimostra che la posizione del capogruppo non è più saldissima come un tempo. Tanto da poter essere in futuro investita dalla stessa tempesta che a Montecitorio ha fatto tremare Brunetta.
di Monica Bertelli