Prima un'autorete, poi una magia del sempre più determinante Dybala e la pratica biancoceleste è archiviata senza troppi affanni. Il messaggio di Buffon e soci al campionato è chiaro: per lo scudetto ci siamo anche noi. Candreva e compagni contestati, ora Pioli rischia
La Juve vince come ai ‘vecchi’ tempi. Dopo un mese di novembre condito da soli successi, i bianconeri aprono ufficialmente la crisi della Lazio e avvicinano l’obiettivo rimonta sulle squadre di testa centrando la quinta vittoria consecutiva. Si fa concreto il rischio che Inter, Roma, Napoli e Fiorentina debbano condividere il banchetto di Natale delle battistrada con la squadra di Allegri. Trascinati dai piedi fatati di Paulo Dybala, sempre più baricentro delle loro fortune, i campioni d’Italia segano una gamba della già traballante panchina di Pioli. Con un punto nelle ultime cinque partite e una vittoria all’Olimpico che manca dal 25 ottobre, il destino del tecnico appare quanto mai incerto. I fischi piovuti già alla fine del primo tempo la dicono lunga sul momento della Lazio: il talento di Felipe Anderson sembra evaporato, i ‘grandi’ acquisti estivi Milinkovic-Savic e Kishna continuano a collezionare prestazioni mediocri, la difesa traballa senza De Vrij.
Basta rivedere i due gol – soprattutto il primo – con cui Paulo Dybala abbatte le deboli certezze della retroguardia biancoceleste. Grave l’errore di Mauricio in occasione del primo gol, ispirato dall’argentino ma che nei taccuini risulterà come autogol di Gentiletti. Sette minuti e Pioli deve inseguire. Ne bastano altri tredici per mettere in ghiacciaia i 3 punti e avvicinare la vetta. Questa volta l’argentino confeziona un capolavoro alzandosi il pallone per spararlo alle spalle di Marchetti (non perfetto) dopo una grande azione di Mandzukic. Attenzione: i due si completano alla grande e Allegri potrebbe aver trovato l’alchimia giusta a discapito di Morata. Con la perla disegnata per il raddoppio, Dybala sale a quota 7 gol e 3 assist dopo 15 giornate: come lo scorso anno a Palermo ma soprattutto gli stessi numeri di Carlos Tevez nella prima stagione a Torino. E con l’autogol provocato sono undici le reti nelle quali ha messo lo zampino sulle 22 segnate dai bianconeri. La Juventus cercava il successore dell’Apache e sembrerebbe averlo trovato. La Joya cresce anche in personalità e leadership nonostante i 23 anni, sfiora più volte la doppietta e semina panico a ogni tocco di palla. Il passaggio dal rosanero al bianconero è stato leggero e Allegri, dopo un breve periodo di rodaggio, può goderselo davvero.
Così come si tiene stretto il sempre comodo 3-5-2 impostato da Conte e gioisce per una ritrovata solidità difensiva. L’inizio di stagione di Chiellini e Bonucci non era stato dei più felici; il centrocampo sbandava anche in fase di copertura, ora con il volante affidato a Marchisio comanda sempre il gioco. Nelle ultime 8 partite tra serie A e Champions, la Juve ha subito 3 gol. Zero nelle ultime quattro. Ed è iniziata la rimonta. La Lazio invece sbanda ormai paurosamente, Pioli potrebbe avere i giorni contati nonostante la qualificazione in cavalleria ai sedicesimi di Europa League. Un solo punto nelle ultime cinque, tre sconfitte di fila all’Olimpico contro dirette concorrenti (Milan e Roma prima di stasera), sette punti in meno dello scorso anno, appena tre gol segnati nelle ultime sei partite. La crisi è nei numeri, la squadra non reagisce. I fischi sono diventano assordanti.