La produzione è del primo canale russo Rossiya1, la voce per eccellenza del "putinismo". Il rischio è di assistere a un ritratto agiografico come succedeva per i leader sovietici dei tempi che furono
Raccontare in televisione la figura di Vladimir Putin è esercizio utile, specialmente di questi tempi. Ed è proprio questo l’intento di Rete4, che lunedì 7 dicembre trasmetterà in seconda serata e in esclusiva il documentario “Il Presidente”, dedicato al leader russo. Fin qui, tutto bene.
Il problema è che il documentario in questione non viene da una fonte indipendente e terza rispetto alle vicende politiche internazionali, bensì dal primo canale russo Rossiya1, la voce per eccellenza del putinismo. Non aspettiamoci una lettura critica della figura dell’inquilino del Cremlino, dunque. Anzi, rischio è di assistere a un ritratto agiografico come succedeva per i leader sovietici dei tempi che furono. Resta però la curiosità di ascoltare dallo stesso Putin (attraverso una intervista esclusiva rilasciata agli autori del documentario) il suo punto di vista sulle vicende russe e internazionali dal 1999 a oggi. Sono passati più di quindici anni, infatti, da quando Boris Eltsin scelse l’allora giovane ex agente del KGB come suo delfine, affidandogli il ruolo di primo ministro della Federazione russa.
La versione italiana del documentario (della durata di 90 minuti) è curata da Alessandro Banfi e Carlo Gorla e non poteva che andare in onda su una rete Mediaset, visti i più che cordiali rapporti tra Putin e Berlusconi. Tra le personalità intervistate, il portavoce di Putin Dimitri Peskov, il ministro della Difesa Sergey Ivanov (che è innanzitutto amico del presidente e suo ex compagno nel KGB), il patriarca ortodosso di tutte le Russie Cirillo e il presidente kazako Nazarbaev. Tutti amici, dunque. Nemmeno una voce critica o quantomeno imparziale.
Putin avrà gioco facile a imporre il proprio punto di vista nella narrazione delle complicate vicende che ha vissuto la Russia negli ultimi quindici anni: dalla guerra in Cecenia alla morte orribile dell’equipaggio del sottomarino Kursk, dalla carneficina del teatro Dubrovka alla crisi con l’Ucraina, passando per Siria, Isis e rapporto assai freddo con le potenze occidentali. Ed è inutile anche sperare di ascoltare qualche domanda scomoda sui tanti oppositori politici incriminati e incarcerati, e in alcuni casi (Politkovskaya su tutti) uccisi in circostanze che potremmo definire eufemisticamente oscure. Alessandro Banfi, uno dei curatori della versione italiana de “Il Presidente”, nel presentare il documentario ha detto che “capire chi è Vladimir Putin vuol dire capire dove va il mondo”. Vero. Capirlo sul serio, però.