Sono almeno mille. Molti cercano di ascoltare dall’esterno della sala Rivana Garden di Ferrara. Qui Federconsumatori e Adusbef hanno chiamato a raccolta azionisti e obbligazionisti di Carife. Il colpo di spugna del decreto “Salvabanche” ha cancellato quasi 160 milioni di euro nominali (11 milioni di euro di azioni e 148 milioni di obbligazioni) fino al giorno prima in mano ai piccoli risparmiatori. E a Ferrara e provincia, di questi donatori involontari, le due associazioni ne contano 22mila.
Chi ha trovato posto in platea racconta la propria esperienza. O la propria disgrazia. Ormai non c’è differenza. Tutti hanno perso tutto. Chi le azioni acquistate con la liquidazione, chi i risparmi di una vita, chi quelli raggranellati con devota pazienza dai genitori. “Quelle obbligazioni – dice l’avvocato di Federconsumatori Massimo Cerniglia – potevano essere vendute solo in seguito a una informazione capillare”. E invece in sala c’è chi confessa di aver saputo che il suo strumento finanziario era classificato a rischio solo dal giornale. Eppure in molti, alle prime avvisaglie di crisi (la Cassa era commissariata da oltre due anni), hanno tentato di vendere. Per sentire dire che non era possibile e di avere fiducia.
“La violazione delle regole comportamentali in tema di diritto bancario e tutela del risparmiatore è del tutto evidente – assicura Cerniglia – i bond sono stati venduti come titoli sicuri, ed erano a rischio; noi cercheremo di dimostrarlo”. Lo strumento suggerito è quello di una gigantesca class action alla quale Federconsumatori invita ad aderire. Lo scoglio giuridico è il soggetto cui indirizzare le azioni legali. La vecchia o la nuova banca? Quella in odore di liquidazione coatta amministrativa o la “good bank” uscita dalle alchimie di Via XX Settembre che andrà all’asta in febbraio? “Se sarà possibile coinvolgere la Nuova Carife allora sarà utile aprire un contenzioso”.
Il problema, secondo il legale, “è che il governo Renzi, con la scusa di voler scongiurare il bail-in, ne ha anticipato gli effetti per quattro banche (Carife, Banca Marche, Etruria e CariChieti, ndr) utilizzandole come cavie”. Eppure lo scorso 30 luglio l’assemblea straordinaria aveva approvato il salvataggio del Fondo interbancario dei depositi e prestiti: con una iniezione di 300 milioni da parte delle banche consorziate si sarebbe evitato il tracollo.
Ma l’Unione europea non ha dato parere favorevole e allora il governo ha messo nero su bianco il decreto del 22 novembre. Un decreto sul quale Federconsumatori nutre “seri dubbi di legittimità – conferma Cerniglia – dobbiamo trovare un giudice che, una volta investito del caso, sollevi il caso e lo invii alla Corte Costituzionale”.
Altri interrogativi pendono sull’operato di Bankitalia, che nel 2011 ha avallato l’aumento di capitale di 150 milioni. Su Palazzo Koch si scatena il presidente dell’associazione, Rosario Trefiletti: “abbiamo denunciato il decreto al Tar, abbiamo denunciato la Consob e denunceremo in sede civile e penale Bankitalia per omesso controllo. È vergognoso. Bankitalia conosceva da anni la situazione di molte banche, le quattro oggi cui vanno aggiunte altre commissariate o sull’orlo del fallimento”.
Trefiletti chiede anche la testa di Giuseppe Vegas, presidente della Consob, reo di sostenere come i rischi degli obbligazionisti non fossero tali dal momento che i sottoscrittori erano stati informati: “Deve essere cacciato via in maniera indecente. Vegas si è permesso di offendervi. Vi sta dando degli speculatori”. Il presidente non risparmia nemmeno il ministro Padoan e la sua ipotesi di tutelare solo gli obbligazionisti in condizioni economiche disastrate: “Non vogliono dire che c’è bisogno di restituire il maltolto; qui c’è un problema anche di una economia del territorio. Se si portano via i risparmi di decine di migliaia di cittadini quel territorio è depauperato. Bisogna solo dire che quel decreto va cancellato, o comunque modificato profondamente”.
Infine un pensiero anche ai management che hanno contribuito ai dissesti bancari: “Qualche volta mi piacerebbe che, come in America, chi provoca lo sfascio di 130.000 famiglie vada anche in galera”.
Ma quella del Rivana Garden non era l’unico assembramento targato Carife. Davanti alla prefettura, in una involontaria concomitanza, si sono radunati almeno 200 degli oltre 800 dipendenti della banca. Da giorni vedono il dito puntato su di loro. “Siamo andati a lavorare lunedì e il mondo era cambiato. La fiducia nel nostro lavoro è basilare, è qualcosa che qualcuno ci ha tolto dalla sera alla mattina”. E anche loro non sono passati indenni dal decreto: “Avevamo ricevuto un’offerta dalla banca per alzare il capitale, ovvero un anticipo sul Tfr. Molti di noi hanno accettato, perché ci credevamo. Siamo stati truffati esattamente come gli altri cittadini”.