Dualismo come frattura dell’Uno. Surriscaldamento del globo, riduzione delle emissioni, morte e terrorismo: se la globalizzazione della società della paura ha trovato un’impennata negli attentati di Parigi e nel summit COP21 s’è cercato (per lo meno) di correre ad alcuni ripari. Un’originale risposta al ‘Risiko dei potenti’ arriva dall’Oneness, il Quinto Elemento Cosmico degli antichi Rishi, il senso innato d’amore per la Terra come desiderio naturale di ritorno alla connessione con l’Uno ancestrale, l’archetipico studiato dalla fisica quantistica, l’Akasha come manifestazione fisica e profonda dell’Universo ed energia informata che sottende a ognuno di noi.
In questi giorni agli aderenti della Dichiarazione del Fuji (proclamata in sede Unesco) sta arrivando l’invito a scongiurare brutture climatiche e Terza Guerra Mondiale interpretando il male serpeggiante non come qualcosa d’esterno da combattere, ma come rottura dell’Unus Mundus da ricomporre nell’uomo contemporaneo: “Qualsiasi sia il problema che possiamo incontrare su questa terra – terrorismo, conflitti etnici e religiosi, cambiamenti climatici, epidemie e disastri naturali – nessuno di questi nasce da un fattore esterno. (…) Riguardano davvero ogni singolo individuo – la coscienza di ogni singolo membro dell’umanità.”
L’appello è firmato Masami e Hiroo Saionji della nipponica Goi Peace Foundation ed Ervin Laszlo, filosofo di scienza e fisica dei quanti di fama mondiale, bi-nominato Premio Nobel per la Pace, presidente dell’associazione internazionale informale di esperti Club di Budapest (tra i soci pure il Dalai Lama). Ecco alcuni stralci dell’invito che sta facendo il giro del mondo: “Ora più che mai ognuno di noi deve alzarsi e guardarsi dentro invece di incolpare o accusare gli altri. Non possiamo più lasciare il nostro destino nelle mani di pochi leader politici, religiosi e agli altri. Il mondo non cambierà se continuiamo ad essere dipendenti dagli altri. E il mondo non aspetterà più che ci prodighiamo per questo cambiamento. (….) Invece di sentirci persi e disarmati possiamo scegliere di alimentare con fermezza la nostra scintilla divina e diventare un mezzo per portare la pace nel mondo”.
Accendere la scintilla nello spirito dell’umanità e promuovere una cultura di unità nella diversità è la mission della Dichiarazione del Fuji. Gli esempi? Le nazioni che hanno scelto il disarmo fregandosene della corsa agli armamenti. Non deve sorprendere che il grido di umanità giunga proprio dal Giappone, dove gli orrori dell’atomica sono ancora saldi nella memoria popolare. Insomma, vibrazioni di vita e non richiami di morte e distruzione. Questo l’antidoto: “Risvegliare e vivere la scintilla divina – si legge nella nota – deve diventare la base delle scelte che facciamo e delle azioni che prendiamo nella nostra vita. Abbiamo grandi esempi come l’ex presidente del Costa Rica Oscar Arias, che portò la pace nel Centro America credendo fermamente nella supremazia e forza dell’umanità sul potere militare. Un altro è il Primo Ministro del Canada che ha creato un gabinetto che rappresenti le diversità e la parità di genere e che fece la scelta coraggiosa di ritirarsi dalla missione di guerra in Medio Oriente.”