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C’è una cosa che mi piace moltissimo dei miei anni da fisica: la capacità che ha il gruppo che ti circonda di starti vicino nell’errore. Ecco, durante i miei anni di università a Milano o i successivi all’Ecole Polytechnique, capitava che qualcuno sbagliasse, che si facessero degli errori, che si incappasse nel più classico degli sfondoni. Bene, mentre nel mondo che ci circonda, fatto di invidie, gelosie, ricerca continua dei capi espiatori, se qualcuno sbaglia (sbaglia a parlare, sbaglia un articolo, sbaglia un’azione sul posto di lavoro) viene subito additato, deriso, preso in giro, nel mondo della fisica questo non succede. Esemplare è una puntata di The Big Bang Theory in cui Sheldon Cooper sbaglia addirittura un passaggio logico su una tesina che presenta al grande Stephen Hawking in persona (capita di vederlo in qualche episodio; ecco: lui rimane l’uomo che mi piacerebbe intervistare più di tutti almeno una volta nella vita), Hawking replica al suo errore con una risata e nulla cambia nei suoi confronti, i suoi amici lo sostengono, i suoi colleghi ignorano proprio l’accaduto (Sheldon sviene, invece). Nel mondo di Einstein (che, come ho già raccontato in un post precedente, sto studiando con molta dedizione da anni) è pieno di sfondoni, tutti molto edificanti. Innanzitutto, per lui stesso.

Dicevo, tra i tanti libri che sto studiando su di lui, ho trovato che Einstein soprattutto in tre occasioni fece grandi errori. Scartò idee che si sono rivelate fondamentali per la cosmologia moderna, e riguardano: la deflessione gravitazionale, o lensing, che è usata per mappare gli ammassi galattici; le onde gravitazionali che ci permettono di esplorare i primi istanti del big bang; e la costante cosmologica che governa l’evoluzione dell’universo. Nel primo caso il suo sfondone sta nel non aver pensato che il fenomeno potesse essere stato osservabile: stimò la curvatura con un numero troppo piccolo, e non pensò all’effetto della deflessione di galassie su altre galassie, ma solo quella della luce delle stelle su altre stelle. Nel secondo caso, le onde gravitazionali sono insite nel concetto di relatività generale, ma Einstein rigettò la sua previsione, e fu un altro errore a salvarlo da pubblicare questo sbaglio. Aveva ritirato il suo articolo per le critiche di un revisore, capì l’errore commesso, e lo modificò: da allora l’esistenza di onde gravitazionali è stata confermata, anche se in modo indiretto. Nel terzo caso, si tratta della costante cosmologica, che oggi serve per spiegare l’universo in espansione accelerata, perché corrisponde a un’energia dello spazio vuoto: Einstein, che aggiunse questa costante nel 1917 alle equazioni della relatività generale, poi la scartò, perché pensava di aver aggiunto un termine che manteneva statico l’universo (mentre ora si dà per scontato essere una parte naturale della teoria, e si chiama lamda).

Ecco, gli errori di Einstein erano tanti, non solo questi. Ed erano importanti, erano dei veri insegnamenti (la metafora di cui parlavo, da cui attingere nella vita di tutti i giorni). I fisici cercano di capire perché uno ha fatto un errore, per capire il suo modo di ragionare, per far propria un’altra strada, e poi un’altra ancora. Se si è mossi da intuizioni grandiose, nelle proprie giornate, non si possono non fare errori. Tutto sta nel capire chi si ha intorno, e il motivo che hanno gli altri di attaccarti per i tuoi errori. Ma dopo che hai dedicato 0,0001% del tuo tempo a capire questo, andare avanti con altre intuizioni e altre pensate, succederà poi che una la ruberanno, un’altra la calpesteranno, un’altra ancora l’attribuiranno ad altri, ma alla fine qualcosa rimane, ed è solo tuo. Penso sia questo l’insegnamento che ci ha lasciato Einstein sugli errori, anche dalla lettura delle sue biografie. La foto che allego a questo post è esemplare, sono solo gli ultimi libri su cui mi sto soffermando per studiare la sua vita (la sua vita, il mio personalissimo parco giochi), mi mandate la vostra? Quali sono le vostre letture su Einstein predilette o recenti?

 

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