L'analisi dell'Associazione per la legalità e l'equità fiscale sul monitoraggio effettuato dal ministero del Lavoro sul primo semestre 2015. Secondo il responsabile del centro studi, Lelio Violetti, è merito del "rafforzamento dei controlli" e del fatto "solo una parte dei dati ora è autocertificata". Calano le richieste del modulo soprattutto al Sud
La stretta del governo sulle prestazioni di welfare basate sull’Isee sembra funzionare. Nel 2015 meno famiglie hanno compilato il modulo dell’Indicatore della situazione economica equivalente e nei primi sei mesi le domande per ottenere il nuovo modulo sono diminuite del 25% rispetto allo stesso periodo del 2014. Il modello partito quest’anno, secondo quanto emerge dallo studio dell’Associazione per la legalità e l’equità fiscale (Lef) sulla base dei dati del monitoraggio del primo semestre 2015 effettuato dal ministero del Lavoro, si è rivelato dunque come previsto più selettivo rispetto a quello in vigore in precedenza.
La riprova è che crollato il numero dei richiedenti che dichiarano di non avere soldi da parte né investimenti in azioni o obbligazioni. Fino a un anno fa il 73,7% di coloro che richiedevano prestazioni sociali agevolate (come sconti su rette universitarie, o per ottenere un posto per il figlio nell’asilo nido) dichiarava un patrimonio mobiliare “nullo”. In pratica, sosteneva di non avere né libretti di deposito né un conto in banca o titoli e obbligazioni. Oggi, a un anno di distanza, quella percentuale è scesa al 18,9%. Non solo: rispetto a dodici mesi fa il valore medio dei conti correnti è più che raddoppiato, passando da 4mila a 9mila euro.
“Si tratta di dati – spiega il responsabile del centro studi di Lef, Lelio Violetti – ottenuti rafforzando i controlli a monte grazie all’incrocio delle banche dati Inps e Agenzia delle entrate. Il nuovo Isee prevede che solo una parte dei dati necessari per il calcolo Isee sia autocertificata. Il resto, tra cui i dati fiscali più importanti, come il reddito complessivo, è inserito nella dichiarazione direttamente dall’amministrazione. Una sorta di dichiarazione precompilata, che rispetto al passato attribuisce un peso maggiore al patrimonio dei nuclei familiari”. Significativa è pure l’analisi regione per regione. Rispetto al semestre 2014 le richieste di Isee sono in flessione soprattutto al sud, a cominciare da Campania (-45,6%), Calabria (-42,1%), Puglia (-38,4%), Sicilia (-37,5%) e Molise (-37,3%), seguite da Umbria e Lazio, in calo rispettivamente del 25,2% e 20,4%. Le uniche a registrare un incremento sono Basilicata (+26,6), Friuli Venezia Giulia (+17,8%) e Trentino Alto Adige (+12,9%).