La sua previsione è che le operazioni di bombardamento del Regno Unito, che peraltro definisce “illegali”, “non daranno alcun risultato” e, anzi, avranno esattamente l’effetto contrario. E cioè alimenteranno il “cancro” del terrorismo. Al contrario, finora, soltanto l’intervento russo ha avuto “un impatto significativo” facendo davvero ripiegare l’Isis. Bashar al-Assad, in un’intervista al Sunday Times, si scaglia contro la decisione del premier britannico David Cameron di affiancare la Francia nei raid contro l’autoproclamato Stato islamico. Il punto, secondo il presidente siriano, è che “non si può sconfiggere l’Isis solo con i raid, senza cooperazione con le forze sul terreno”, a partire da quelle del “governo” di Damasco. Assad denuncia in particolare la strategia “non complessiva” di Cameron e sostiene che questa linea ha già fatto da “incubatrice al terrorismo” in Europa.
La decisione di bombardare presa da Londra ha già portato ai primi attacchi a un campo petrolifero Isis nell’est del Paese. Tuttavia, secondo Assad, è “dannosa e illegale e darà sostegno al terrorismo, come è successo dopo che la coalizione ha cominciato le sue operazioni circa un anno fa, perché questo è come un cancro. Non si può tagliare il cancro. Bisogna estrarlo. Questo tipo di operazione è come tagliare il cancro e lo farà diffondere nel corpo ancora più velocemente”.
E mentre Assad è convinto del fallimento dei bombardamenti della coalizione internazionale, l’Iran si pronuncia nuovamente sul futuro politico della Siria. Per Ali Akbar Velayati, il principale consigliere per la politica estera del leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei il destino di Assad potrà essere determinato solo dal popolo siriano e questa è una “linea rossa” per l’Iran. “Bashar Assad – ha detto Velayati – è la linea rossa della Repubblica islamica dell’Iran perché è stato eletto presidente dal popolo siriano”. La successione politica in Siria è da mesi punto di scontro nei colloqui fra le potenze mondiali: Iran e Russia vogliono che lui rimanga al potere finché non si terranno nuove elezioni, mentre i Paesi occidentali e le potenze arabe sostengono che debba lasciare prima.
Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, intervistato da Repubblica, è convinto che bombardamenti in Siria da parte delle potenze occidentali non aerei risolveranno il problema, “ma è importante usare gli attacchi per fermare l’avanzata dell’Is”. Dopodiché, però, insiste sull’affiancamento dell’attività politica “all’intervento militare e al blocco dei flussi finanziari“. “L’invio di contingenti significativi di truppe da combattimento da parte della coalizione o dei paesi Nato non è in discussione, gli Usa hanno un certo numero, limitato, di forze speciali operative”. L’ obiettivo della coalizione e della Nato è però “di rafforzare le risorse militari locali. Non è facile ma – conclude – è l’unica alternativa”.