Antonio Landieri era un ragazzo disabile di 25 anni, ucciso per errore dalla camorra il 6 novembre del 2004 durante la faida di Scampia. Ci sono voluti 10 anni per riconoscere ufficialmente Antonio tra le vittime innocenti della camorra e corrispondere alla famiglia l’indennizzo previsto per i parenti delle vittime di criminalità organizzata. “Antonio aveva lo stesso soprannome di uno spacciatore della zona – racconta la cognata – e per questo motivo le forze dell’ordine e la stampa per molto tempo lo hanno dipinto come un malavitoso”. I sicari fecero fuoco contro un gruppo di cinque giovani in via Labriola pensando di colpire gli spacciatori del rione. I ragazzi fuggirono ma rimasero tutti feriti. Antonio, a causa della sua disabilità non riuscì a scappare e due proiettili lo colpirono alla schiena di rimbalzo. “La cosa che non mi da pace – dice Raffaella, madre del giovane – è che mio figlio sia stato trattato come un criminale, abbiamo dovuto fare i funerali scortati dalla polizia”. Ci sono voluti anni di battaglie legali e numerose testimonianze dei cittadini di Scampia per chiarire l’errore. Tempi che si sono dilatati ulteriormente anche a causa dell’iter burocratico. Intanto i responsabili di questo omicidio non sono mai stati identificati. “Però ultimamente qualcosa si sta muovendo – dice Vincenzo, il padre di Antonio – qualche nome sta venendo fuori anche se sono passati tanti anni”
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