Accanto al mistero del quarto segreto di Fatima, a quello del Triangolo delle Bermuda e all’ipotesi di vita su Marte, ce n’è un altro che io azzarderei a considerare come il più fitto e irrisolto enigma degli ultimi tempi: perché in qualsiasi giorno della settimana, dell’anno, della vita, Ikea è sempre affollato di gente?
Mattina, pomeriggio, sera, ogni ora da Ikea è sempre ora di punta. I corridoi sono invasi da walking deads che vagano in una sorta di trance, intrappolati in un limbo mentale fatto di cassettiere Malm, librerie Billy, tappetini per il bagno, candele profumate, polpettine svedesi disponibili a qualsiasi ora del giorno, divani e sedie marrone/nero o effetto betulla.
A un primo sguardo, il genere femminile parrebbe quello più presente a sé stesso: tendenzialmente sorridenti e piene di iniziativa, noi donne ci scopriamo in un attimo arredatrici d’interni, architetti, esperte conoscitrici dei vari stili: shabby chic, industrial, etnico o provenzale e parliamo senza sosta, l’unico problema è che in realtà parliamo da sole. Camminiamo delirando, intrattenendo conversazioni con l’armadio componibile: “Vediamo….quant’è che sei alto tu? Non è che mi arrivi al soffitto?!”. Nel frattempo l’uomo che ci sta accanto (perché di solito c’è sempre un uomo che si immola. Chi trova un amico trova un tesoro, mica un pazzo che ti accompagna da Ikea!) pare abbia subito una lobotomizzazione, con volto inespressivo e occhi vuoti, spinge un carrello pieno di una quantità sproporzionata di cose inutili: set di forbici colorate, sotto bicchieri dai colori improbabili, sacchetti di pot- pourri che persino vostra madre – che conserva tutto – l’anno scorso ha riciclato come regalo per la suocera, tovaglioli colorati, lampadari in carta di riso.
L’unica prova che davvero può darvi la certezza di aver scelto bene il futuro padre dei vostri figli è fargli trascorrere con voi un pomeriggio da Ikea: se una volta svanita la fase lobotomia, riesce ancora a ricordare il vostro nome e dove ha parcheggiato la macchina, allora è quello giusto: complimenti, probabilmente nella vita affronterete tante difficoltà, ma il peggio è passato! In tutto questo, siccome Ikea è il luogo delle famiglie e quindi anche dei bambini, ogni punto vendita è provvisto di un adeguato deposito per figli, grazie al quale viene risparmiata ai più piccoli la traumatica esperienza di vedere i propri genitori in preda a una dissociazione mentale made in Sweden, durante la quale parlano lingue sconosciute come gli apostoli dopo la discesa dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste.
Meglio preservare le loro anime pure e liberarli dal recinto di palle colorate solo al momento di andare a prendere un gustoso hot dog prima di tornare a casa, la nostra bella casa a marchio Ikea. Solo dopo essere arrivati al parcheggio pieni di buste e scatole di varie misure, con un mal di testa da dopo rave, ci rendiamo conto di aver stipulato un finanziamento di sette anni ( a interessi zero però!).
Eh si, ora ho finalmente capito il vero significato di tutti quegli spot sulla famiglia e su quanto acquistare dei mobili Ikea contribuisca a renderla unita. Nella buona e nella cattiva sorte, finché rata finale non ci separi.