Le critiche sulla democrazia interna ora non arrivano dal Pd, ma dal primo sindaco dei Cinque Stelle eletto in una città capoluogo. Il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti, parla in stereofonia sia al Corriere della Sera sia a Repubblica. “Emerge una mancanza di omogeneità di regole a livello nazionale – dice al Corriere – Il metodo va discusso in modo condiviso, anche per quello auspico di trovarci insieme in un meet-up nazionale. Oltre che per trattare di politiche di governo e dei temi nazionali”. Su Repubblica parla di “assemblea nazionale”, ma il dato è lo stesso. A far da detonatore nella polemica interna al Movimento Cinque Stelle è stata la blindatura della candidatura a sindaco di Bologna di Massimo Bugani, nonostante attivisti si siano presentati come alternative, chiedendo quindi un voto della base. Dopodiché Luigi Di Maio, componente del direttore del M5s, ha parlato di “candidato naturale“: “Mi ha fatto sorridere la definizione – dice Pizzarotti – Lo puoi dire se sei in maggioranza, non all’opposizione”. Il capogruppo in consiglio comunale a Parma, Marco Bosi, fedelissimo di Pizzarotti, è più esplicito: “‘Candidato naturale’ lo diceva Berlusconi di Alfano: non possiamo diventare come Forza Italia”.
Alla presa di posizione di Pizzarotti segue la replica di Gianroberto Casaleggio che toglie di mezzo ogni ipotesi di alternativa. “Il movimento sono i cittadini – dice – Dobbiamo parlare con loro e convincerli che sono loro a cambiare la società. Questa è sempre stata la nostra impostazione”. E, parlando del caso specifico di Roma, sembra tracciare l’orientamento anche su scala nazionale. “Partiamo dal programma – spiega uno dei leader dei Cinque Stelle – Nei prossimi giorni metteremo on-line la prima parte. Manteniamo sempre le stesse regole, non le abbiamo cambiate perché ce le raccontano i giornalisti”. Per Roma, in particolare, “la nostra posizione è ricostruire con i cittadini una città che dal punto di vista mediatico è impresentabile. Attraverso i municipi stiamo raccogliendo le proposte dei cittadini per trasformarle in proposta elettorale, indipendentemente da chi sarà il candidato” precisa Casaleggio, ribadendo che il “candidato sarà scelto tra quanti si sono presentati nei municipi e la scelta sarà online“.
La questione dell’amministrazione delle città è la sfida principale del M5s. A Livorno ci si leccano ancora le ferite e forse non è ancora finita: il 9 e il 10 i netturbini scioperano di nuovo, Filippo Nogarin si ritrova con una maggioranza risicata (più uno) e tre consiglieri vicini all’espulsione dopo aver detto che la giunta va “azzerata, cancellata”. Ieri Beppe Grillo, sul blog, ha rivendicato quella che ha definito la “Cura5Stelle” nelle città che governa: “Il corpo malato – ha scritto – è l’Italia, infettata a ogni livello a partire dalle amministrazioni locali. Il virus sono i partiti che nel tempo hanno causato metastasi come le partecipate, aziende usate come stipendifici e serbatoi di voti con buchi milionari a carico dei cittadini. Il sistema immunitario sono i cittadini onesti che hanno prodotto gli anticorpi: gli amministratori a 5 Stelle. Laddove il Movimento 5 Stelle governa ha rotto le secolari tradizioni di inciuci, accordi sottobanco, posti agli “amici degli amici”, affidamenti ai soliti noti e ha iniziato a perseguire gli interessi dei cittadini”. Su questo Pizzarotti è d’accordo. Le amministrazioni pentastellate sono nel mirino? “Sono attacchi pretestuosi – risponde il sindaco di Parma – gli stessi problemi si ritrovano in molti Comuni di ogni colore politico. Solo che noi non abbiamo creato la situazione esistente, l’abbiamo ereditata e ora dobbiamo gestirla”. E quindi piena fiducia nella giunta Nogarin, perché “anche noi siamo partiti con delle difficoltà” e “i risultati sono arrivati con calma”.
Ma il problema per Pizzarotti è un altro. “Grillo e Casaleggio nel tempo correttamente si sono un po’ più defilati ed è evidente che il baricentro del Movimento in alcuni casi si è spostato a Roma”. Ma dopo la formazione del direttorio “non mi sembra di aver visto i risultati auspicati, almeno sul territorio: i problemi nei meet-up continuano e come vede si alimentano e in 12 mesi non si è riusciti nemmeno a fare un incontro tra sindaci. E non siamo tanti”. Lamenta l’impressione di non avere la fiducia del Movimento e ipotizza che si possa candidare anche senza il sostegno dei Cinque Stelle: “Siamo le persone su cui investire o qualcuno ha dubbi? Se ho la fiducia è un conto, se non la dovessi avere ne trarrei una riflessione: fare altro o continuare per la città”.
A Bologna, per Pizzarotti, “forse sarebbe il caso di sedersi a un tavolo”. Un punto sul quale il sindaco non è solo: “Quindi non contesteremo mai più il listino bloccato scelto dalle segreterie di partito?” scrive per esempio su Facebook la senatrice Elisa Bulgarelli. Insomma, per dirla più facile: “Imola è stato un evento di divulgazione – spiega Pizzarotti – A noi serve un momento programmatico”.