La poesia, la politica, la denuncia. Con soli 450mila euro, Pietro Marcello è uno dei pochi cineasti/artisti italiani contemporanei in grado di creare piccoli/grandi gioielli per il grande schermo. Il suo sguardo rigoroso, pasoliniano ma personale, questa volta di concentra su una delle Bellezze dimenticate dal Malpaese, la borbonica Reggia di Carditello in provincia di Caserta. Edificata nel 1744 quale “masseria” della casa reale, fu gradualmente abbandonata a se stessa nei secoli a venire, fungendo anche da rifugio per latitanti camorristi e da discarica abusiva. Lasciata nel degrado assoluto, la sua “riscoperta” si deve a un umile pastore, Tommaso Cestrone detto “l’angelo di Carditello”, che se ne prese cura a suo modo ospitandovi animali, come lui raminghi dello spazio e del tempo. Alla sua morte avvenuta nel 2014, il real sito di Carditello passato di proprietà al Banco di Napoli, fu “riacquistato” dal ministero cultural-turistico per volontà dell’allora ministro Massimo Bray. Il prezzo pagato dal MiBaCT al Banco per avere la Reggia è stato di 10mila euro: una cifra irrisoria se si pensa al valore inestimabile di quel tesoro. Oggi la Reggia è in restauro ma nessuno sa se e quando sarà accessibile al pubblico. Lontano dal didascalismo storiografico, il magnifico film di Marcello elabora sulla Reggia “bella e perduta” un testo di puro realismo magico che assume il valore emblematico e simbolico di un’Italia sempre più incurante di se stessa.
L’originale punto di vista adottato dal regista casertano che nel 2009 vinse il Torino Film Festival con La bocca del lupo, è affidato a un cucciolo maschio di bufalo, soprannominato Sarchiapone dal pastore Tommaso che se ne prende cura dentro alla Reggia abbandonata. Quando Tommaso muore, Sarchiapone passa nelle affettuose mani di un Pulcinella arrivato dal nulla. La maschera che “ascolta i morti per parlare ai vivi” non si dà pace finché non trova per il piccolo bufalo un padrone sicuro. La tenerezza della fiaba di Tommaso, Sarchiapone e Pulcinella ha il sapore di un balsamo su quella martoriata terra campana (e italiana..) che “ha vissuto 10 anni di lotte mistificate e taciute” ricorda Maurizio Braucci, co-sceneggiatore del film che tutti ricordiamo per aver anche co-sceneggiato Gomorra di Matteo Garrone. “In un mondo che ci nega l’anima, essere un bufalo è un’arte” ci ricorda la pellicola che tale realmente è essendo stata girata in 16mm, addirittura utilizzando pellicola scaduta “perché – spiega Pietro Marcello – è scaduta come la nostra terra, e su questo punto volevo una coerenza estetica”. Bella e perduta, opera antica ed eterna, è stato l’unico film italiano concorrente all’ultimo Festival di Locarno e oggi, giovedì 19 novembre, esce nelle sale italiane. Da cercare, gustare e ricordare.