A venti minuti abbondanti dalla fine Szczesny si accartoccia salvando risultato, qualificazione, panchina di Garcia e serenità di mezza Capitale. Se in Vaticano è festa per il Giubileo, all’Olimpico accadono miracoli davanti alla linea di porta della Roma. Dopo aver visto le streghe in almeno quattro occasioni davanti a Chernik, il portiere polacco protagonista in negativo all’andata blinda la qualificazione dei giallorossi agli ottavi. Sudata e striminzita, fischiata sonoramente dagli spalti ma comunque ottenuta dopo cinque anni. Chiedere qualcosa di più alla squadra di Garcia in questo momento appare francamente impossibile.
Vista la caratura degli avversari che potrebbe incrociare a febbraio, assai diversa da quella del Bate Borisov, c’è da augurarsi che il “bonus” qualificazione venga ben speso da Sabatini. Ora che – per dirla con parole dello stesso direttore sportivo – i giallorossi hanno salvato prestigio, decoro e dignità di fronte alla città, ai tifosi e al calcio, verrà comunque il momento delle analisi, comunque più soft dei processi che sarebbero partiti se Szczesny non avesse parato quel che sembrava imparabile su Gordeychuk. Anche se i “buuu” piovuti dagli spalti nonostante la qualificazione in tasca raccontino al meglio il clima che si respira attorno alla squadra. La Roma è intimorita, bloccata dalla paura. Ha fragili certezze difensive e soffre di preoccupanti amnesie. Più che un allenatore, ci vorrebbe un psicologo. Il primo tempo è un manifesto dell’incapacità attuale di comportarsi da grande squadra. Una punizione di Pjanic, un’altra occasione sprecata dal bosniaco (disturbato al momento del tiro) dopo una bella giocata di Dzeko, un appuntamento mancato da De Rossi con un rigore in movimento. Prima dell’intervallo le occasioni giallorosse sono tutte qui, nonostante il Bate non appaia imperforabile e spinga solo un paio di volte sfondando a destra nonostante sia obbligato a vincere per sperare nella qualificazione. La Roma, invece, con una vittoria potrebbe infischiarsene di Bayer Leverkusen–Barcellona. Eppure non riesce a far la propria partita, almeno nel primo tempo. Il meglio arriva subito dopo l’intervallo con Dzeko. L’attaccante prima sbatte su Chernik, poi ispira Iago Falque e Florenzi, ai quali tocca la stessa sorte davanti al portiere dei bielorussi. Evaporato il momento, inizia il calvario. Manolas e Rudiger ballano, privi di schermo dei centrocampisti. A quel punto tocca a Szczesny metterci le pezze su Gordeychuk e Mladenovic. Due parate che tengono in piedi la Roma, costretta però a tendere l’orecchio a Leverkusen dove il Bayer pareggia contro il Barcellona. Un gol dei tedeschi vorrebbe dire eliminazione. Un piazzato di Pjanic salvato a pochi metri dalla linea e un paio di tiri di Salah, entrato nell’ultima mezz’ora, non bastano a soddisfare il palato dei romanisti. Quando Garcia inserisce Ucan per Iago Falque è chiaro che il tecnico francese tema un finale da brividi. Non arriverà. Il Barcellona tiene in botta in Germania e il pareggio al gusto di brodino spedisce i giallorossi agli ottavi. Un risultato che mancava da cinque anni. Festa? Macché, l’Olimpico fischia sonoramente. È una qualificazione triste.
Ecco le qualificate agli ottavi
Primo posto: Real Madrid, Wolfsburg, Atletico, Manchester City (non potrà incrociare la Juventus), Barcellona (non potrà incrociare la Roma), Bayern Monaco, Chelsea, Zenit
Secondo posto: Paris Saint Germain, PSV Eindhoven, Benfica, Juventus, Roma, Arsenal, Dinamo Kiev, Gent