La lettera aperta di Doria, Pisapia e Zedda, che partendo dalle elezioni francesi ripropone l’unità di sinistra e Pd per battere le destre populiste nelle elezioni amministrative, è sbagliata e frutto di una grave miopia politica.
I sindaci non vedono che le destre razziste in Italia come in tutta Europa sono il prodotto delle politiche neoliberiste volute e praticate congiuntamente da popolari e socialisti. I sindaci propongono come rimedio quella che invece è la causa della crescita delle destre populiste.
Le destre oggi in Europa fanno leva sul senso di insicurezza sociale derivante dal brutale attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei popoli europei condotto attraverso le politiche di austerità. E’ l’austerità ad aver prodotto disagio sociale e paura. Al centro delle politiche di austerità vi è il mantra che i soldi non ci sono. La campagna ossessiva sulla scarsità, sulla necessità di tirare la cinghia, ha ingenerato nella società una drammatica guerra tra i poveri. Questa viene declinata in forme diverse da Renzi e da Salvini, ma entrambi fanno leva sullo stesso tema: la coperta è corta, non ce n’è per tutti. Renzi dice che se i giovani sono precari è perché gli anziani si sono mangiati tutto, con le loro pensioni, i loro stipendi, i loro diritti. Salvini declina questo stesso messaggio dicendo che i nemici sono i migranti e gli zingari. La logica che li accomuna è che la coperta è corta ed è meglio che rimangano fuori i piedi di qualcun altro. Il problema invece è rovesciato: la ricchezza c’è ma è troppo mal distribuita con ricchi troppo ricchi e popoli troppo poveri.
Pensare di sconfiggere le destre razziste rafforzando Renzi, il Pd e in generale i socialisti europei è come voler spegnere l’incendio gettando benzina sul fuoco: sono i trattati di Maastricht, di Lisbona, il Fiscal Compact, votati insieme da socialisti liberali e popolari, ad aver costruito la gabbia d’acciaio neoliberista in cui oggi sono imprigionati i popoli europei. Sono queste politiche al servizio del grande capitale ad aver determinato paure e disgregazione sociale su cui le destre fanno leva per proporre risposte false e barbariche.
Non mi sfugge che sul tema della paura sociale si innesta il tema della sicurezza e della paura del terrorismo islamico. Anche qui però non si può non vedere come le guerre occidentali – Afganistan, Iraq, Libia, Siria – abbiamo avuto un ruolo fondamentale non solo nella costruzione di un terreno fertile per le barbariche opzioni terroriste, ma addirittura abbiano costruito e foraggiato le organizzazioni come l’Isis. Anche questo disastro è stato compiuto insieme da popolari e socialisti, da Unione Europea e USA.
Inoltre non è un caso che i paesi europei dove la destre populiste non avanzano sono quelle dove avanzano le sinistre antiliberiste. In Grecia come in Portogallo, la presenza di una sinistra antiliberista robusta, che chiaramente si batte per la modifica dello stato di cose esistenti e indica vie positive di uscita dalla crisi, costituisce un punto di riferimento per gli strati popolari facendo crescere la battaglia per la giustizia sociale invece della guerra tra i poveri.
Quest’ultimo è un punto fondamentale. La guerra tra i poveri – nelle varianti del confitto generazionale e del razzismo – prolifera dove non esiste la lotta per la giustizia sociale. Nella misura in cui i privilegi dei ricchi vengono incrementati, protetti e santificati, prende corpo il conflitto tra i poveri. Al contrario nella misura in cui si dispiega un sano conflitto di classe, dei poveri contro i ricchi, del basso contro l’alto, non crescono le guerre tra i poveri e i razzismi.
Da questo punto di vista occorre evitare di sbagliare i parallelismi storici: la situazione attuale non è da paragonare a quella del ‘44 ma agli anni ’20 del secolo scorso. Oggi non ci troviamo davanti a regimi fascisti naufragati nella guerra e da sconfiggere attraverso un fronte democratico. Oggi dobbiamo impedire che le risorgenti “destre fascistoidi” diventino egemoni su larghi strati popolari annichiliti dalle politiche di austerità. Il nazismo vinse le elezioni in Germania nel ‘33 proprio facendo leva sui 5 milioni di disoccupati prodotte dal governo Bruning, che attuava le stesse politiche di austerità che oggi piacciono tanto alla Merkel. Oggi non siamo in una situazione simile a quella della fine della seconda guerra mondiale, ma in una specie di “Weimar al rallentatore”, dove ancora è possibile evitare che i nazisti conquistino la fiducia del popolo.
In conclusione, le destre populiste proliferano dove comandano i banchieri. Che questo avvenga attraverso la Merkel e Hollande, o i nostrani Monti e Renzi, poco importa. Per sconfiggere le destre populiste occorre sconfiggere le politiche neoliberiste e per questo è necessario costruire una alternativa di sinistra, che faccia gli interessi dei popoli coniugando libertà, eguaglianza e fraternità. Per sconfiggere i populisti occorre costruire l’alternativa ai liberisti.