L’indifferenza è ben accetta solo se viene dal tempo o al tempo è data, fino a diventare pregio. Se il tempo non si curasse del suo passare sul corpo e sulla mente pochi se ne lamenterebbero, anche se egli, al massimo, può concedere qualche lusinghiero ritardo, ma implacabile la sua attenzione arriva a noi. Quando invece si dà indifferenza al tempo, ci si dà possibilità di non curarsi di lui, di non essere schiavi dell’orologio, vivere seguendo e non inseguendo i ritmi della vita, anche se nella società odierna tutto questo sembra solo un puro esercizio di fantasia.
Per il resto possiamo concordare che l’indifferenza non ci piace in quanto implica la non possibilità di essere riconosciuti per quello che proviamo e per come agiamo, anche quando possiamo risultare più sconvenienti di quel che vorremmo. Non dovete necessariamente volerci bene, criticateci, attaccateci, disapprovateci, dateci i vostri no, ma degnateci di una risposta. Dignità è la tutela del valore di quanto vado sentendo, dimmi che non sei d’accordo, che non vuoi avere a che fare con me, ma che mi vedi, ne prendi atto e mi rispetti affrontandomi. Si sa, e se non lo sapete ve lo dico io, che quando l’altro tace non è necessariamente per acconsentire, ahimè, ma può essere per creare una distanza attraverso il silenzio.
Ma cos’è l’indifferenza? Esiste davvero o sono solo pavide emozioni che si nascondono nella non-azione?
L’indifferenza può essere l’incapacità di pensare che l’altro sappia farsi carico di una nostra emozione, di un nostro rifiuto, di un no, sempre che, in realtà, dietro di essa non si nasconda invece la propria incapacità di farsi carico di tutto questo.
Se pensiamo all’indifferenza come mancanza di emozioni, abbiamo un concetto migliore che è quello di apatia. Mi chiedo se l’indifferenza, tante volte, non sia un furbo non volersi far carico del proprio sentire.
Chiunque merita una risposta, non necessariamente una seconda, se il nostro interlocutore non sa gestire, ad esempio, un rifiuto ben esplicitato è affar suo. E’ più facile chiamare mancanza di passione la nostra incapacità di comunicazione, dicendo “non mi interessa” forse intendiamo “questa cosa io non te la so dire”. Certo è, come dicevamo, che non sempre l’altro è attento e capace di accettare un rifiuto, quindi non rispondere può significare anche aver imparato a difendersi ed è più semplice fare di tutta l’erba un fascio anziché differenziare, fare la differenza tra le persone. Ognuno si difende con i mezzi che ha e si lecca le proprie ferite, questo non è un male, ma non è male neanche essere consapevoli che è qualcosa che è dentro di noi quello con cui abbiamo a che fare, non sempre con qualcosa che riguarda l’altro.
E’ il rifiuto che temiamo, riceverlo, ma anche darlo. I no pesano, ma fanno crescere, è il limite che ci contiene, quanta fatica però nel riconoscerlo e saperlo correttamente marcare.