Secondo la magistratura da una parte c'erano denaro per squadre sportive, la "sistemazione" anche dei figli o esami universitari superati senza essere sostenuti. Dall'altra insabbiamento o annullamento di accertamenti e fascicoli. Coinvolto nell'inchiesta anche Marco Campione, patron di Girgenti Acque, che gestisce il servizio idrico in alcuni Comuni della zona senza la certificazione antimafia
Denaro per sponsorizzare squadre dilettantistiche, assunzioni di figli e parenti e addirittura esami di inglese e informatica superati a pieni voti senza mai essere sostenuti. C’era un po’ di tutto nel tariffario della tangente stabilito dai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate di Agrigento, accusati di aver ottenuto favori e prebende in cambio informazioni riservate su verifiche fiscali, l’annullamento di accertamenti tributari e in qualche caso anche l’insabbiamento dei fascicoli personali. Un vero e proprio sistema che ha portato la procura di Agrigento a notificare 15 ordinanze di custodia cautelare a dipendenti dell’agenzia, imprenditori e professionisti: accusati di corruzione, truffa aggravata ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, assenteismo 11 persone sono finite o in carcere o ai domiciliari. Tra queste ultime anche l’imprenditore Marco Campione, patron di Girgenti Acque, la società che gestisce da anni tra le polemiche l’approvvigionamento idrico in alcuni Comuni dell’Agrigentino, nonostante non abbia ottenuto la certificazione antimafia.
Fratello di Massimo Campione, figura chiave dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Dario Lo Bosco, presidente di Rete Ferroviaria Italia, secondo l’accusa il proprietario di Girgenti Acque aveva ottenuto informazioni riservate sulla sua situazione fiscale da Pietro Pasquale Leto, dal 13 gennaio del 2014 direttore provinciale delle Entrate ad Agrigento. In cambio aveva promesso di assumere la figlia di Leto a tempo indeterminato nell’ufficio legale della sua società. Campione ha già una condannata in via definitiva a dieci mesi di reclusione per truffa aggravata, ed era stato tirato in ballo dal collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati. “Era – ha detto l’ex padrino – l’imprenditore vicino a me ed era abbastanza favorevole per i progetti che c’erano in quel momento dal movimento terra, alle condotte idriche, al gas, a noi ci interessavano l’entroterra, le condotte idriche, dove c’era da guadagnare più soldi”. Nonostante sia finito per l’ennesima volta nei guai, Campione rimane comunque quasi un idolo per i suoi dipendenti, che lo hanno sostenuto con un comunicato: “Ci teniamo a manifestare l’affetto profondo che lega ognuno di noi al nostro Presidente” scrivono.
Ma non solo. Perché nell’inchiesta è coinvolto anche Vincenzo Tascarella, funzionario dell’Agenzia delle Entrate accusato di aver accettato una sponsorizzazione da 6mila euro per la sua squadra dilettantistica dall’imprenditore Salvatore La Porta, socio della Metalmeccanica Agrigentina: in cambio aveva promesso di muoversi per annullare un avviso d’accertamento fiscale. Per la procura di Agrigento, l’ingiusto vantaggio patrimoniale per la società è di poco più di un milione di euro. È invece accusato di avere ottenuto solo informazioni sulle sue vertenze tributarie Dario Peretti, responsabile della Unipegaso, un’università telematica, che aveva quindi concesso a Giuseppe Castronovo e alla moglie Piera Callea, entrambi funzionari dell’agenzia, di superare senza sostenerli gli esami universitari di lingua inglese ed informatica. “Leggere le carte di questa inchiesta mi ha sconvolto: le intercettazioni sono chiare, chiarissime e non c’è alcuna remora a conversare fra di loro. Non ci sono linguaggi criptici da interpretare” ha commentato il procuratore capo di Agrigento Renato Di Natale. “Non abbiamo prova del contrario – ha aggiunto il capo degli inquirenti agrigentini – e vedremo dalle indagini, ma la disinvoltura dei personaggi dell’Agenzia delle Entrate, destinatari oggi delle misure cautelari, che non avevano remore a conversare con il contribuente che fa i ricorsi o nell’incontrarsi fa dedurre che potrebbe esservi altro”. Come dire che potrebbe trattarsi solo della punta dell’iceberg di un risiko corruttivo molto più ampio.