Nel prime time di martedì 1 dicembre Ballarò ha strapazzato DiMartedì essenzialmente grazie al colpaccio dell’intervista con Francesca Chaouqui che ha elevato la media d’ascolto entro le 23 fino al 6,3%, con un milione e settecentomila spettatori, mentre dalle parti di Floris si teneva botta a quota un milione seicentomila, pari al 6%. A sommarle facevano 3,3 milioni di teste, non distanti dal Ballarò solingo del tempo andato.

Una settimana dopo, martedì 8 dicembre, Giannini ha riprovato il colpaccio intervistando, tanto più motivato dall’apertura del Giubileo, il più vicino collaboratore di Ratzinger, quel Padre Georg curato dalla stampa gossip perché pare un divo del cinema. Ma niente da fare. Il Prete Bello ha reso meno della Dama Nera perché non si è rifatto a George Clooney, e non si è concesso ai segreti morbosi, avendone d’avanzo di quelli curiali. Così la platea di Ballarò è calata di quattrocentomila unità. Mentre Floris mantenendo i suoi si è preso la rivincita sul dirimpettaio. Dal che si comprende quali siano le strade imboccate dai due talk show del martedì. Floris su La7 ha costruito un pubblico-target, quello decisamente interessato alle meditazioni socioeconomiche, piuttosto fedele (quanto può esserlo un pubblico sprofondato nella poltrona di casa), e anche stoico, che non si capirebbe altrimenti come possa sopportare il costante frastuono degli applausi che punteggiano ogni frasetta promani dal parterre.

Ballarò invece, sull’esempio di Vespa, sta cercando di allargarsi al pop. Da cui l’arrivo fisso in cast del Trefiletti, il difensore civico che sta all’understatement come la trippa all’ostia consacrata e, se ne capita l’occasione, dei pruriti stile “Uccelli di rovo” dove le tonache se la vedono con le sottane. Ecco perché Ballarò non sta in realtà competendo con DiMartedì, ma con l’insieme delle altre reti, cercando di acchiappare schegge di platea costantemente in cerca della “roba” preferita.

Chi è stato, ad esempio, a cercare la Chaouqui e a disdegnare il buon Georg? Essenzialmente le ragazze fino ai venti anni e i giovanotti fra i 20 e i 24, nonché le signore di 55 anni e più. Come a dire che l’intraprendenza, pur momentaneamente sfortunata, della ragazza vaticana aveva qualcosa da dire e suggerire proprio ai giovani chi si trovano in quell’età in cui cercano di capire la propria vocazione. Per non dire delle mamme e delle nonne dei medesimi, notoriamente e costantemente ansiose che i loro ragazzi colgano ogni occasione per imparare a cavarsela, costi quel che costi.

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