Lo ha detto il generale Steve Warren, portavoce della coalizione anti Stato Islamico in un briefing. Insieme a lui sono stati elimnati altri due esponenti di spicco della rete finanziaria del gruppo. La conferma è giunta anche dall’inviato speciale di Barack Obama per la coalizione, Brett McGurk
Abu Salah, considerato “ministro” delle Finanze dell’Isis è stato ucciso a fine novembre in un raid della coalizione a guida Usa in Iraq. Lo ha detto il generale Steve Warren, portavoce della coalizione anti-Isis in un briefing. Insieme a lui – riferisce Warren – sono stati uccisi altri due esponenti di spicco della rete finanziaria del gruppo: uno che coordinava le estorsioni con cui il gruppo si arricchisce nei territori occupati in Siria ed in Iraq, l’altro era responsabile nel settore del traffico di persone ed armi. Warren ha inoltre spiegato che “l’eliminazione di tre membri del gruppo diminuisce la capacità dello Stato islamico di comandare e controllare le truppe e di finanziare i suoi sforzi”.
Salah, legato prima alla rete terroristica di Al Qaeda “era uno dei membri storici dell’Isis e l’esperto finanziario del gruppo”. La conferma è giunta anche dall’inviato speciale di Barack Obama per la coalizione, Brett McGurk, che in un tweet afferma: “Confermato: la morte del ministro delle Finanze Abu Salah e altri due esponenti come parte della campagna della coalizione per distruggere le infrastrutture finanziarie dell’Isis”.
La notizia arriva nel momento in cui il Pentagono sta valutando l’ipotesi di costruire nuove basi militari in Africa, sud-ovest asiatico e Medio Oriente per contrastare i gruppi affiliati all’Isis. Un piano che in qualche modo cerca di spingere la Casa Bianca a cambiare strategia nella lotta al gruppo terroristico.
Secondo quanto riferisce il New York Times, le basi serviranno come punti per lanciare raid contro gli affiliati allo Stato islamico, anche quelli che si trovano lontano dalla Siria, e per raccogliere informazioni di intelligence. Le basi conterrebbero da 500 a 5mila soldati, con un costo di “diversi milioni di dollari” all’anno, riferiscono fonti del Pentagono al Nyt. Anche se – spiegano – la loro creazione richiederà l’approvazione del Paese ospitante.
Tra le nazioni prese in considerazione Niger e Camerun, dove gli Usa conducono già missioni di sorveglianza con droni non armati mentre Erbil, nel nordest dell’Iraq, potrebbe ospitare la base per il Medio Oriente.
Il Pentagono ha presentato il piano alla Casa Bianca ad ottobre e inizialmente era inteso soprattutto come un riesame delle posizioni militari per future missioni contro il terrorismo. Quando però era ormai chiaro che lo Stato Tslamico si era esteso oltre la Siria e l’Iraq, con gruppi che si ispirano o si uniscono all’Isis, l’amministrazione Obama è stata costretta a rimettere in discussione tutto.
Finora, almeno 8 gruppi in diverse aree del mondo hanno giurato fedeltà al Califfo Al Baghdadi e questo ha aperto un nuovo dibattito all’interno dell’amministrazione Usa, che si è trovata a distinguere tra i terroristi che costituiscono una minaccia imminente per Usa ed Europa e altri che sono più concentrati a livello regionale.
Secondo alcuni funzionari citati dal Nyt, alcuni gruppi che non hanno valicato i confini del Medio Oriente potrebbero aver opportunisticamente adottato il marchio dello Stato Islamico per acquisire maggiore risonanza.