Imprenditori, docenti, impiegati pubblici di Roma e dintorni, provenienti da Ladispoli, Frosinone, Castelli romani, molti del Sud e residenti nella Capitale. Sono loro i sostenitori (in tutto 250) della lista ‘Noi con Salvini‘ a Roma che ieri hanno partecipato a una delle prime cene di finanziamento della Lega Nord di Matteo Salvini a Casal di Tor di Quinto. Per la cena cento euro a “capoccia”. “Magari i mille euro del Pd, noi siamo più modesti, popolari” dice il leader del Carroccio. Nel menù niente coda alla vaccinara, ma il clima romanesco non manca. I fan di Ladispoli accolgono Salvini – un po’ in ritardo per il traffico pre-partita della Roma all’Olimpico – al grido di “Un capitano, c’è solo un capitano”. “Sono romanista, mi sto perdendo la partita, ma penso ne valga la pena. Salvini è l’unico che dice cose di destra dopo anni, soprattutto qui nella Capitale dove la destra è stata soltanto chiacchiere” dice un ragazzo impiegato all’Inps. “E’ un grande, è un uomo d’azione, coraggioso, è il futuro, lo vedo premier del centro-destra” dicono in tanti ex berlusconiani. Le querelle su Roma ladrona e le scenette con la pajata versus polenta sembrano ormai un ricordo. “Ma basta, la Lega è cambiata, di Nord è rimasto solo il nome” rispondono in molti. “Fascista non fascista, ancora con queste categorie vecchie di 70 anni, serve rigore, basta al lassismo, servono regole, tutti a casa gli immigrati, soprattuto gli zingari che rubano” dicono delle signore. Il clima della cena è differente rispetto a quelle organizzate dal centrodestra di Silvio Berlusconi. “Salvini è diverso nello stile, è più giovane, diretto, popolare. Bunga-bunga? Mi aspetto serietà, il periodo lo richiede”afferma un ragazzo. “E’ il nuovo che avanza” sostiene con sicurezza un giovane militante. Eppure il rischio di gattopardismo a Roma è alto, con le vecchie file della passata amministrazione Alemanno e non eletti nelle liste finiane pronti a saltare sul carro. “Faremo un buon lavoro, vi stupiremo non con effetti speciali, ma con persone semplici” assicurano i coordinatori del Lazio e di Roma. E il milanese Salvini in sala si sente più che a suo agio, parla addirittura in romanesco. “Andiamo a magnà, ho una discreta fame. Io adoro la cucina romana, alla vaccinara però preferisco la gricia, E il vino? Un bicchiere massimo, potete controllare” chiosa ridendo