Lo ha approvato la Giunta Maroni con una modifica del regolamento anche se la misura era presente in una legge nazionale già in vigore. Il governatore: "Sull'argomento non c'è stata nessuna polemica con Salvini"
Niente burqa e niqab nelle strutture regionali e negli ospedali lombardi per questioni di sicurezza. Questo l’obiettivo non dichiarato esplicitamente dalla Giunta Maroni che ha modificato il regolamento sull’accesso nei luoghi pubblici, sottolineando che nessuno potrà entrarvi senza mostrare il volto. Tecnicamente, si tratta di una specificazione ad hoc di una legge dello Stato italiano.
Nel presentarla il governatore lombardo, durante la conferenza stampa dopo la riunione di Giunta, non ha mai citato gli abiti tradizionali usati da molte donne musulmane, nonostante il suo partito, la Lega Nord, lo avesse chiesto più volte dopo gli attentati jihadisti del 13 novembre a Parigi. “Chi controlla l’ingresso negli ospedali e negli uffici pubblici – ha spiegato – e vede qualcuno che cerca di entrare con il volto coperto, non lo fa entrare. E’ previsto il divieto di ingresso. Noi non dobbiamo pubblicizzare una legge dello Stato”. Roberto Maroni ha poi smentito ogni possibile frizione sul tema con il leader della Lega, Matteo Salvini: “Non c’è stata nessuna polemica con il mio segretario. Su questo, e non solo su questo, siamo perfettamente allineati“.
Orlando: “Normative ci sono già, inventarne di nuove è propaganda”
La decisione di Maroni è stata però fortemente criticata dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “Siccome c’è la legge, non si avverte l’esigenza di inventarsene di nuove, che appaiono di sapore simbolico-propagandistico – ha affermato – In questo momento c’è bisogno di tutto tranne che agitare dei simboli e di fare propaganda, perché mi pare che in questo ambito gli estremisti islamici siano imbattibili, e quindi non mi cimenterei su questo terreno”.
Chiamparino: “E’ un’inutile sottolineatura con fini propagandistici”
D’accordo con Orlando sono i governatori del Piemonte, Sergio Chiamparino, e della Toscana, Enrico Rossi. “Quella della Lombardia mi sembra una inutile sottolineatura, una ridondanza pleonastica con fini politici, propagandistici, non so quanto utile per contribuire a dare serenità al clima attuale”, ha affermato Chiamparino. Enrico Rossi, invece, si è concentrato sul ruolo della donna: “Penso che il punto centrale sia ritrovare il gusto ad una battaglia culturale che punti all’emancipazione della donna, alla parità dei diritti, alla lotta alla violenza, all’integrità del corpo. Su questo non possono esserci deroghe. Vietare di indossare alcuni abiti ha il rischio di produrre effetti opposti, sarebbe più opportuno convincere, semmai”.