Doveva morire Rainbow Six per rinascere, ma era chiaro che non avrebbe potuto più indossare le vesti della vita precedente, quella nella quale era un FPS tattico, anzi il re degli FPS tattici in ambito urbano, mentre Ghost Recon lo era dello scontro a fuoco all’aperto. Perché oggi quello appena citato è un genere morto, in quanto poco commerciale, poco flessibile, poco modificabile, difficile da interpretare in una maniera che possa piacere al giocatore odierno, e non è un caso che Rainbow Six Patriots, il titolo che avrebbe dovuto segnare il ritorno moderno del brand, sia stato rinviato, rifatto da capo, modificato, cancellato e infine tramutato in quello che oggi è Rainbow Six Siege, da poco arrivato su PC e console di nuova generazione.
Per chi ha amato la serie fin dalla sua concezione, fin dal primo momento in cui è stata abbinata al nome dello scomparso Tom Clancy, abbinando alla progressione attraverso le missioni della campagna quella di una esile ma comunque presente trama, lo shock può essere grandissimo. E non solo perché di trama qui nemmeno a parlarne, ma anche perché di modalità per il singolo giocatore nemmeno a parlarne, fatta eccezione per una serie di missioni atte più a fargli conoscere meccaniche e dinamiche che a divertirlo con convinzione. Rainbow Six Siege è una produzione che tutto punta sulla fruizione multigiocatore online, ed è già questo un primo sbarramento che seleziona chi ne può essere potenzialmente interessato e chi invece non vi trova motivo d’interesse alcuno; paradossalmente, è ampiamente probabile che rientrino nella seconda categoria coloro che sono rimasti affezionati alla tradizione della serie. Ma non si tratta di tradimento, bensì della scelta che Ubisoft ha dovuto fare per rimettere in campo il team composto dai migliori operativi del mondo.
Proprio sugli operativi il gioco pone molta enfasi, andando a sostituire quella che negli shooter multiplayer online è la categorizzazione in classi. Quattro componenti di cinque forze speciali, per un totale di venti personaggi, hanno in dotazione armi e gadget differenti, adatti a varie situazioni di gioco e vari stili di combattimento, privilegiando ora l’attacco, ora la difesa, la mobilità o la solidità, il volume di fuoco o la versatilità. Conoscere a fondo le caratteristiche di ognuno di loro è requisito importante nei match multiplayer, in maniera da poterne sfruttare al meglio le possibilità e da poter immaginare quale possa essere l’approccio degli avversari.
Il requisito primario di Rainbow Six Siege è però la coordinazione con i propri compagni di squadra, l’agire in maniera ponderata e non a testa bassa, richiamando in un certo modo il mantra della serie, declinato però in contesti totalmente diversi, non rischiose missioni antiterrorismo ma intense battaglie, che hanno nel fatto di essere furiose e rapide il loro punto migliore, nella scarsità di opzioni di gioco e mappe quello più debole. Nonostante il buono mostrato da un impianto di gioco tutto sommato convincente ed adattissimo al divertimento multigiocatore, Rainbow Six Siege fa infatti fatica a proporsi come una produzione solida e completa, principalmente a causa delle poche opzioni di gioco, ma anche per le dinamiche delle varie modalità, che risultano troppo simili, e privilegiano troppo l’eliminazione del team nemico piuttosto che l’effettivo raggiungimento del compito prefissato, possa essere questo la salvezza di un ostaggio o il disinnesco di una bomba. A testimonianza della poca completezza del gioco c’è anche un comparto tecnico essenziale, poco attuale.
Non può quindi Rainbow Six Siege definirsi un ritorno in grande stile per la serie. Il suo problema più grande non sta nell’essersi trasformato in qualcosa di lontano dagli esponenti storici della saga, ma nell’averlo fatto con poca convinzione, lesinando nell’offerta ludica. Eppure si tratta di un titolo che può avere una sua ragione d’essere, nel divertimento di sparatorie non esasperate e con una gradita dose di tattica.
Fabio Canonico
BadGames.it – il Nuovo Gusto dei Videogiochi
Tecnologia
Rainbow Six Siege, il ritorno della serie di Ubisoft
Con Rainbow Six Siege lo storico FPS tattico di Ubisoft si focalizza sul multiplayer, ma l'operazione non è perfettamente riuscita
Doveva morire Rainbow Six per rinascere, ma era chiaro che non avrebbe potuto più indossare le vesti della vita precedente, quella nella quale era un FPS tattico, anzi il re degli FPS tattici in ambito urbano, mentre Ghost Recon lo era dello scontro a fuoco all’aperto. Perché oggi quello appena citato è un genere morto, in quanto poco commerciale, poco flessibile, poco modificabile, difficile da interpretare in una maniera che possa piacere al giocatore odierno, e non è un caso che Rainbow Six Patriots, il titolo che avrebbe dovuto segnare il ritorno moderno del brand, sia stato rinviato, rifatto da capo, modificato, cancellato e infine tramutato in quello che oggi è Rainbow Six Siege, da poco arrivato su PC e console di nuova generazione.
Per chi ha amato la serie fin dalla sua concezione, fin dal primo momento in cui è stata abbinata al nome dello scomparso Tom Clancy, abbinando alla progressione attraverso le missioni della campagna quella di una esile ma comunque presente trama, lo shock può essere grandissimo. E non solo perché di trama qui nemmeno a parlarne, ma anche perché di modalità per il singolo giocatore nemmeno a parlarne, fatta eccezione per una serie di missioni atte più a fargli conoscere meccaniche e dinamiche che a divertirlo con convinzione. Rainbow Six Siege è una produzione che tutto punta sulla fruizione multigiocatore online, ed è già questo un primo sbarramento che seleziona chi ne può essere potenzialmente interessato e chi invece non vi trova motivo d’interesse alcuno; paradossalmente, è ampiamente probabile che rientrino nella seconda categoria coloro che sono rimasti affezionati alla tradizione della serie. Ma non si tratta di tradimento, bensì della scelta che Ubisoft ha dovuto fare per rimettere in campo il team composto dai migliori operativi del mondo.
Proprio sugli operativi il gioco pone molta enfasi, andando a sostituire quella che negli shooter multiplayer online è la categorizzazione in classi. Quattro componenti di cinque forze speciali, per un totale di venti personaggi, hanno in dotazione armi e gadget differenti, adatti a varie situazioni di gioco e vari stili di combattimento, privilegiando ora l’attacco, ora la difesa, la mobilità o la solidità, il volume di fuoco o la versatilità. Conoscere a fondo le caratteristiche di ognuno di loro è requisito importante nei match multiplayer, in maniera da poterne sfruttare al meglio le possibilità e da poter immaginare quale possa essere l’approccio degli avversari.
Il requisito primario di Rainbow Six Siege è però la coordinazione con i propri compagni di squadra, l’agire in maniera ponderata e non a testa bassa, richiamando in un certo modo il mantra della serie, declinato però in contesti totalmente diversi, non rischiose missioni antiterrorismo ma intense battaglie, che hanno nel fatto di essere furiose e rapide il loro punto migliore, nella scarsità di opzioni di gioco e mappe quello più debole. Nonostante il buono mostrato da un impianto di gioco tutto sommato convincente ed adattissimo al divertimento multigiocatore, Rainbow Six Siege fa infatti fatica a proporsi come una produzione solida e completa, principalmente a causa delle poche opzioni di gioco, ma anche per le dinamiche delle varie modalità, che risultano troppo simili, e privilegiano troppo l’eliminazione del team nemico piuttosto che l’effettivo raggiungimento del compito prefissato, possa essere questo la salvezza di un ostaggio o il disinnesco di una bomba. A testimonianza della poca completezza del gioco c’è anche un comparto tecnico essenziale, poco attuale.
Non può quindi Rainbow Six Siege definirsi un ritorno in grande stile per la serie. Il suo problema più grande non sta nell’essersi trasformato in qualcosa di lontano dagli esponenti storici della saga, ma nell’averlo fatto con poca convinzione, lesinando nell’offerta ludica. Eppure si tratta di un titolo che può avere una sua ragione d’essere, nel divertimento di sparatorie non esasperate e con una gradita dose di tattica.
Fabio Canonico
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.