Sembra proprio che Cassa Depositi e Prestiti abbia un debole per Venezia. La società del Ministero per l’Economia continua a fare affari in laguna.

Dopo l’ex Ospedale al Mare del Lido, le ex Carceri di San Severo a Castello, l’ex Casotto Capogruppo di San Pietro in Volta e l’isola di San Giacomo in Paludoi Palazzi Diedo, Gradenigo e Donà. Non semplici immobili, ma edifici che costituiscono a tutti gli effetti la storia della città. Solo il primo non più parte del pacchetto di immobili del Fondo Immobiliare Città di Venezia, gestito da EstCapital per conto dell’Amministrazione. Ma nelle differenze un minimo comun denominatore. Tutti e tre costituiscono cubatura da riutilizzare secondo la mission di Cdp di valorizzazione del Patrimonio immobiliare. L’ultima offerta, di circa 20 milioni di euro, per i primi due palazzi, preceduta da una serrata contrattazione. Tra le due proposte d’acquisto, anche il ricorso, da parte del commissario straordinario del Comune Vittorio Zappalorto, ad un esperto indipendente, la Yard Valtech srl, incaricato di stabilire un prezzo equo. Ma a quanto sembra il Comune sembra ormai  pronto ad accettare, come indizia l’inserimento dei due immobili nel piano delle alienazioni approvato il 19 novembre.

Palazzo Donà
Palazzo Donà

Per Palazzo Diedo, a Santa Fosca, edificio settecentesco forse progettato da Andrea Tirelli, ricco di decori, stucchi e figurazioni allegoriche, ex sede della Procura della Pretura, c’è già il cambio di destinazione d’uso e il permesso di costruire appena approvato. Il progetto, quello presentato da EstCapital quando il palazzo faceva ancora parte del Fondo Immobiliare Città di Venezia. Un progetto che prevede la creazione di servizi igienici e magazzini al piano terra, funzionali al ristorante che si prevede di realizzare al piano ammezzato dell’edificio, mentre il primo e secondo piano saranno riservati a negozi e l’ultimo piano a due appartamenti. Per Palazzo Gradenigo a Santa Giustina c’è ancora da fare. Dopo il restauro degli anni Novanta, il Palazzo tardo-seicentesco è stato adibito a sede della ditta Venis Spa, la società informatica del Comune. Ma si conservano soffitti, parzialmente attribuiti a Giovanni Scajano, discepolo del Tiepolo. Anche qui, forse più che non a Palazzo Diedo, l’idea è quella di farne una struttura recettiva. Qualcosa di diverso rispetto al progetto di riutilizzo come shopping mall, presentato dalla EstCapital nell’aprile 2012 a Pechino nella sede della China Beijng Equitt Exchange. Allora si puntava su investitori cinesi.

Palazzo Gradenigo a Santa Giustina
Palazzo Gradenigo a Santa Giustina

Quel che più conta che i due palazzi dopo anni di tentativi di vendita e di vari utilizzi, sembrano davvero prossimi ad essere anch’essi “sacrificati al turismo”, come denunciava nel 2012 Italia Nostra. Ma c’è anche un terzo edificio sul quale Cassa Depositi e Prestiti ha puntato il suo interesse. E’ Palazzo Donà, in Campo Santa Maria Formosa, la struttura cinquecentesca, attuale sede della Direzione Politiche sociali, partecipative e dell’accoglienza e del servizio sociale della Municipalità, oltre che dell’archivio della Procura della Repubblica.

La città lagunare sempre più una città solo per turisti. Una città per la quale l’unica alternativa al riutilizzo di luoghi della sua storia, a parti del suo Paesaggio, come hotel, o centri commerciali come si verificherà a San Giacomo in Paludo sembra essere l’abbandono, come accade all’ex Ospedale al Mare del Lido, che la Cassa Depositi e prestiti ha deciso di affidare a Hines.

Così Venezia rischia davvero di morire. Tra l’immobilità di molti e gli interessi di pochi.

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