Tre anni e sei mesi di carcere per violenza sessuale. Questa la condanna contro Maria Angela Faré, ex suora accusata di aver abusato per anni di Eva Sacconago, ancora minorenne quando sono iniziati gli episodi, che poi nel 2011 si è uccisa a soli 26 anni. I suoi genitori hanno pianto quando i giudici del Tribunale di Busto Arsizio (Varese) hanno letto la sentenza.
E’ stata invece assolta dalle accuse di stalking e violenza privata, l’ex suora che in seguito all’inchiesta aveva rinunciato ai voti. Una condanna più bassa rispetto ai 9 anni e 9 mesi di reclusione chiesti nelle scorse udienze dai pm di Busto Arsizio Maria Cristina Ria e Francesca Gentilini. Maria Angela Faré dovrà versare, inoltre, un risarcimento di 50mila euro ai familiari della vittima, parti civili nel processo. I giudici hanno escluso però la responsabilità della congregazione religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, alla quale apparteneva la donna. Il legale dei genitori di Eva Sacconago, l’avvocato Tiberio Massironi, aveva chiesto di condannare la congregazione, responsabile civile, a versare assieme all’imputata un maxi-risarcimento “non inferiore a 500mila euro” per i danni morali subiti.
Gli abusi, secondo le accuse, iniziarono in una parrocchia a Busto Arsizio tra il 1997 e il 1998, quando la vittima aveva 12 anni, e sarebbero poi proseguiti per diversi anni. Nel 2011 la ragazza si uccise. Le presunte violenze emersero dai diari della giovane e da decine di email, sms e lettere scritte in un lungo arco di tempo dalla suora di 55 anni, che nel frattempo era stata trasferita e operava in una scuola di formazione nel Milanese.
La donna venne quindi arrestata dagli agenti della Squadra mobile di Varese. Dopo aver trascorso un periodo agli arresti domiciliari e all’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova), è tornata in libertà. Secondo i pm, diari, scritti e anche video sequestrati dagli investigatori proverebbero le violenze sessuali.
Mentre per la difesa si trattò di un rapporto consenziente, senza alcun abuso da parte della religiosa che all’epoca era un punto di riferimento per la ragazza, assidua frequentatrice della parrocchia. “Questa sentenza è un segnale importante – ha spiegato l’avvocato Massironi – ma i giudici avrebbero dovuto dichiarare la responsabilità della congregazione religiosa, che secondo noi non ha vigilato sul comportamento della suora”.