Reina non è mai chiamato in causa e una statistica inquadra i novanta minuti giallorossi: prima d’oggi, l’ultima volta in cui la Roma non aveva fatto un tiro nello specchio della porta correva l’anno 2008
La Roma prende quasi sempre gol, il Napoli ne segna a raffica. Eppure il faccia a faccia finisce a reti bianche. L’Inter ringrazia e guadagna strada su entrambe, ora a 4 e 7 punti di distanza. Al San Paolo regna l’equilibrio, Szczesny mette una pezza alle uniche vere occasioni capitate sui piedi di Hamsik e Mertens e i giallorossi non impegnano mai Reina pur trovando il gol con De Rossi, annullato perché il cross di Rudiger era uscito di pochi centimetri. Sarebbe stata una punizione severa per il Napoli, a lungo padrone del gioco davanti a una Roma che deve affidarsi a effimere palle alte per Dzeko e non trova mai equilibrio a centrocampo o spunti delle frecce (spuntate) Salah e Iago Falque.
Il peccato principale degli uomini di Sarri è arenarsi spesso a un passo dall’area giallorossa. Merito anche della difesa guidata da Manolas e sostenuta da una non frequente prestazione molto solida di Rudiger. Così pur punzecchiando con Insigne dalle parti di Florenzi (molto meglio di Callejon, poco propositivo contro Digne) al Napoli manca sempre il centimetro o l’attimo per bruciare Szczesny e tenere il passo dell’Inter. La Roma del resto ha puntato molto – meglio: quasi tutto – sul contenimento delle trame azzurre tessute da Hamsik e Allan. Riuscendo bene come confermano due dati: il principesco Higuain di questi mesi non ha mai un pallone vero per sostenere la sua media realizzativa e alla fine del primo tempo sono zero le conclusioni in porta subite.
La produzione offensiva degli uomini di Garcia però è identica in termini di tiri in porta e molto meno massiccia sotto il profilo delle opportunità svanite. Detto chiaramente: la Roma non ci prova mai e a Reina manca solo un biglietto per considerarsi uno spettatore. Dzeko è abbandonato al suo destino e la serata del bosniaco si complica ulteriormente davanti alla prestazione senza sbavature di Koulibaly, che lo anticipa sistematicamente. Il senegalese controlla (anche con classe in alcune situazioni) qualsiasi pallone arrivi dalle sue parti. Ma la prestazione dell’ex Genk non basta a giustificare l’atteggiamento dei giallorossi. Garcia era arrivato al San Paolo orfano di vittorie da quattro partite e pur con tutti i limiti e le paure del momento – che si sarebbero potute aggravare in caso di sconfitta – la mentalità dettata ai suoi non è quella da grande squadra.
Un paio di arrembaggi quando i polmoni dei napoletani si sgonfiano infarciscono a malapena una prestazione offensiva povera di idee. Reina non è mai chiamato in causa e una statistica inquadra i novanta minuti giallorossi: prima d’oggi, l’ultima volta in cui la Roma non aveva fatto un tiro nello specchio della porta correva l’anno 2008. Se Szczesny non avesse murato due volte Hamsik nel giro di pochi secondi al 40esimo del secondo tempo e non si fosse ripetuto su Mertens in pieno recupero, Garcia avrebbe dovuto giustificare un’altra sconfitta. Cambia comunque poco, visto che l’ultima vittoria risale al derby. Era l’8 novembre. Il Napoli ha raccolto un punto nelle ultime due partite. Mancini, seduto in poltrona, osserva e sorride.