Non volendo attaccare la vigilanza che ha chiuso gli occhi davanti alle truffe a carico dei risparmiatori, ora il ministro attacca i singoli operatori come fossero cani sciolti autonomi dai vertici. Renzi: "non abbiamo scheletri nell'armadio, rifarei il decreto tale e quale"
Piena fiducia a Consob e Bankitalia, strenua difesa del decreto Salva banche e muro di gomma sul ministro in conflitto d’interessi, Maria Elena Boschi, per la quale è in arrivo una mozione di sfiducia dai 5 Stelle. Dopo le ammissioni dei giorni scorsi sulle truffe ai risparmiatori traditi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dal palco della Leopolda fa una mezza giravolta e torna a ripetere come un disco rotto le sue posizioni iniziali sul caso Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. Il cui salvataggio per decreto è costato un salasso a decine di migliaia di risparmiatori truffati, come lo stesso ministro aveva dichiarato venerdì sera in Commissione bilancio alla Camera. E dopo di lui il presidente del Consiglio schiaccia la palla: nessuno scheletro nascosto nell’armadio e il decreto andava fatto così.
“Sgombriamo il campo: la fiducia nei confronti vertici di Bankitalia e Consob è assolutamente confermata”, ha detto. Quindi lo scivolamento delle responsabilità: la colpa non è della vigilanza che ha chiuso gli occhi mentre gli istituti continuavano a vendere prodotti finanziari ad alto rischio a risparmiatori convinti di comprare titoli solidi come i Btp: è dei singoli operatori che hanno agito come cani sciolti in preda alla cupidigia. “Dovremo valutare le responsabilità degli operatori bancari, saranno valutate caso per caso e serviranno anche per valutare i risarcimenti”, ha infatti aggiunto il ministro. Secondo il quale sul crac delle quattro banche salvate dal governo “ci sono responsabilità diffuse: ci sono responsabilità di chi ha gestito i rapporti con i clienti senza informare correttamente sui rischi”.
Quanto al ministro Boschi, il cui padre è stato a lungo ai vertici della Popolare dell’Etruria e del Lazio, così come il “socio” in affari di Tiziano Renzi, Lorenzo Rosi, guai a chi punta il dito contro il fatto che entrambi gli ex banchieri molto probabilmente non verranno chiamati ad assumersi le loro responsabilità. Almeno fino a quando non sarà chiusa l’inchiesta della procura di Arezzo sulla mala gestio dell’istituto. “Per favore, smettiamola con lo sciacallaggio“, dice Padoan. Proprio mentre il deputato del M5S Alessandro Di Battista, ospite dell’Intervista di Maria Latella su Sky annunciava che “nei prossimi giorni il M5S depositerà una mozione di sfiducia contro il ministro Maria Elena Boschi per il conflitto di interessi sulle vicende di compravendita delle azioni di Banca Etruria. La stiamo scrivendo, la presenteremo nei prossimi giorni”.
Quindi l’ennesima, vaga, promessa: il ripristino della sospensione del requisito di onorabilità per chi ha amministrato male una banca è “un elemento più generale che riguarda il futuro”, dice Padoan a chi ha chiesto anticipazioni su eventuali provvedimenti sanzionatori collegati al decreto Salva banche. “Noi stiamo lavorando per rafforzare il sistema bancario nelle sue strutture, nei suoi comportamenti. Valuteremo se da questo episodio importante si debbano trarre anche conseguenze dal punto di vista del’onorabilità. E’ prematuro dare risposte precise, esamineremo anche questo problema”.
“Quello che stiamo facendo è definire i criteri per l’ammissibilità, criteri che, come è stato scritto nell’emendamento, sono di indirizzo verso individui e imprese individuali, a patto che vengano individuate situazioni che hanno danneggiato i risparmiatori, e quindi devono essere risarciti”, ha poi detto. “Tutti questi criteri saranno stabiliti con precisione: dobbiamo raccogliere informazioni, definire i criteri, definire il collegio arbitrale. Ci sarà quindi eventualmente un principio arbitrale e, come ho già detto, questa misura è indirizzata ai risparmiatori individuali, persone fisiche, e imprese individuali. Altri investitori istituzionali evidentemente non sarebbero compresi”.
Insomma, l’unica risposta precisa che Padoan è in grado di dare è sempre la stessa: “La misura che il governo ha preso ha permesso di salvare un milione di depositanti, 12 miliardi di depositi, 200mila imprese che hanno crediti con le quattro banche, 6mila lavoratori del sistema bancario. Questo è il vero dato della polemica bancaria, non le pretestuosità“. Un dato di fatto che però non cancella il cuore del problema che viene accuratamente tenuto sotto traccia: buona parte di chi non si è salvato era stato truffato senza alcuna tutela.
Posizione analoga dal presidente del consiglio (“Lo firmerei domattina quel decreto. Senza di quello non avremmo salvato i risparmiatori”) che glissa invece sul caso Boschi, limitandosi a dire che “noi non abbiamo nulla da nascondere. Lo dico da presidente del Consiglio e da segretario del Pd, non abbiamo scheletri nell’armadio. Siamo stati noi per primi ad aver voluto fare chiarezza, per questo diciamo sì alla commissione di inchiesta“. E ancora: “Chi parla di favoritismo sta insultando persone perbene. Nessun favoritismo del governo”. Quindi la rassicurazione: “Chi ha sbagliato, pagherà”, ma chi “strumentalizza la morte, mi fa schifo”.
Intanto su denuncia di Adusbef e Federconsumatori, la procura di Roma ha aperto un’inchiesta sull’operato di Bankitalia. “Le evidenti responsabilità dell’omessa vigilanza nei casi di Banca Marche CariFerrara, CariChieti, Banca Etruria, e di altre due banche venete, denunciate a nove procure della Repubblica saranno accertate dalla procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta su Bankitalia”, si legge in una nota delle due associazioni di consumatori.
Adusbef e Federconsumatori che avevano ipotizzato i reati di truffa, appropriazione indebita, e omessa vigilanza ringraziano il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone “per la sensibilità dimostrata verso una truffa gigantesca e annesso esproprio criminale del risparmio, che ha ridotto sul lastrico 130.000 famiglie vittime di Bankitalia, che ha portato una vittima ad impiccarsi ad una ringhiera dopo aver perso sudore e sacrifici di una vita, con analogo esproprio di altri 208.000 azionisti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza“.