Ricevo da un collega extraterrestre e volentieri diffondo.
Caro amico,
ti scrivo dal pianeta Marte, dove, come sai, anche noi abbiamo i nostri problemi, ma per fortuna vediamo con altri occhi la questione delle banche e dei risparmiatori, almeno rispetto a quello che vedo succedere da voi. Infatti ti scrivo proprio perché, scorrendo i giornali e le televisioni italiane, sembra quasi che si stiano rovesciando i ruoli e i veri marziani siate diventati voi. Questo non è tollerabile. Ho letto – come dite voi – cose che non stanno né in cielo né in terra, e non sono riuscito a trovare le considerazioni più ovvie, che anche a noi, qui sul pianeta rosso, paiono così elementari e scontate al punto da sentirmi improvvisamente più vicino ai vostri problemi, con i piedi per terra e non lontano milioni di chilometri da voi. Ti giro, a titolo d’esempio, alcune banalità marziane.
Mi pare che lo scandalo dei risparmiatori truffati – perché spinti inconsapevolmente ad acquistare obbligazioni subordinate – non sia il primo che si verifica da voi negli ultimi anni. Notizie di storie di prodotti rischiosi venduti come sicuri mi sono giunte fin dai tempi di Parmalat, Giacomelli, Cirio, Tango bond, Italease etc., per non parlare delle azioni della maggior parte di tutte le banche quotate italiane, che hanno perso gran parte del loro valore dal 2007 a oggi, con perdite milionarie per gli azionisti soci e tralasciando la vicenda di questi giorni della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Come mai solo ora il Governo e la Banca d’Italia scoprono che devono fare qualcosa e trovare una soluzione per evitare che si ripetano le frequenti truffe ai danni di piccoli clienti e risparmiatori? Cosa è successo che ci hanno messo tutti questi anni per capire che c’è qualcosa nel sistema dei controlli che non funziona? Questa consapevolezza tardiva mi suona un po’ male, che sia del tutto disinteressata? Perché arriva solo oggi, forse perché i soldi sono finiti e non si può più salvare con il denaro pubblico gli amici e gli amici degli amici? Qui su Marte da tempo abbiamo capito che salvare gli amici con i soldi di tutti è una cosa che non si deve fare e non è nemmeno elegante.
Anche noi che pure viviamo su un pianeta così lontano, da tempo abbiamo capito che non va bene retribuire con stipendi milionari managers e amministratori incapaci che fanno fallire o distruggono il patrimonio delle loro aziende (quotate in borsa o in ogni caso che attingono al risparmio pubblico). Da tempo infatti abbiamo introdotto il principio che managers e amministratori sono responsabili di quello che fanno e se le aziende vanno male loro ne devono rispondere di persona ai risparmiatori, con il loro denaro personale oppure con lavori socialmente utili fino a ripagare i danni prodotti. Per questo abbiamo fatto qualche piccola legge semplice, semplice. Da noi i managers se pensano di non saper gestire le crisi cambiano mestiere o danno le dimissioni, non cercano di truccare i conti. In ogni caso non beccano nemmeno un dollaro marziano se i bilanci sono passivi. Da voi mi pare che si continui a dire con grande divertimento «che è colpa della perdurante crisi» se i risparmiatori perdono i loro risparmi e non dell’incapacità dei managers. Questa mi sembra un’affermazione veramente da marziani!
Leggo che uno dei motivi per cui i risparmiatori vengono truffati sarebbe legato alla scarsa informazione, alla debole cultura economica degli italiani. La cosa mi sorprende. Con tutti i giornali e le televisioni che avete, di proprietà delle banche o sotto stretto controllo bancario, come mai certe notizie che sono nell’interesse delle banche e dei risparmiatori non vengono divulgate? Perfino qui su Marte abbiamo deciso che i giornali non possono essere di proprietà delle banche e chi ha forti interessi economici non deve impicciarsi di informazione. Non è così anche da voi?
Scusami il disturbo, ma anche noi marziani abbiano la nostra reputazione da difendere, e tante cose così astruse come quelle che mi è capitato di leggere ultimamente sulle banche dovrebbero essere lasciate a noi che viviamo su una altro mondo.