"Sono delle avventure romantico-erotiche raccolte in album dove il romanticismo e il sesso vanno di pari passo. Ho immaginato una sequenza di storielle che seguono la storia di una coppia, dal primo approccio fino alla crisi e alla conseguente promessa di matrimonio", ha raccontato Biggio a FQ Magazine
In principio erano dei cartoni animati e a mandarli in onda in chiusura di un programma sul sesso intitolato Loveline fu per un paio d’anni MTV. Ora Le avventurine di Pene e Vagina sono diventate un libro edito da Magic Press e l’autore è sempre lo stesso: Fabrizio Biggio, ovvero la metà più alta de I soliti idioti. Fiorentino, classe 1974, dopo qualche conduzione in TV ha incontrato Francesco Mandelli con il quale ha fatto praticamente coppia fissa sia in televisione che in teatro e con cui nel 2009 ha dato vita all’assurda sit com intitolata, appunto, I soliti idioti, finita poi in due libri e in due film. Insieme hanno partecipato anche al Festival di Sanremo 2012 come ospiti e l’anno scorso persino come Big con il brano Vita d’Inferno, colonna sonora del film Inferno, ma purtroppo né l’uno né l’altro hanno avuto un grande successo. Che dunque l’esordio letterario da solista con Le avventurine di Pene e Vagina sia la sua rivincita? O che abbia litigato con Mandelli tanto da girare un film americano senza di lui?
Fabrizio Biggio, intanto spieghiamo cosa sono Le avventurine di Pene e Vagina.
Sono delle avventure romantico-erotiche raccolte in album dove il romanticismo e il sesso vanno di pari passo. Ho immaginato una sequenza di storielle che seguono la storia di una coppia, dal primo approccio fino alla crisi e alla conseguente promessa di matrimonio, ma in realtà si tratta proprio di sesso, trattato però non in modo volgare ma come vere e proprie lezioni sul tema.
Per esempio?
Per esempio su come si tratta il clitoride, questo personaggino molto sensibile, piccolo e tenero che Pene, avendo visto dei film hard dove veniva “smanacciato”, la prima volta che lo incontra lo prende a pugni pensando di fare bene e Vagina gli spiega invece che non si fa così. Lui ci resta male ma poi i due si fanno le coccole e tutto finisce bene.
Il finale però non è a lieto fine perché Pene non sposerà mai Vagina.
No perché Pene non vuole farlo, rimanda sempre, come faccio io per esempio con il rubinetto che perde, ora che lo sistemo possono passare anni. Quindi mentre Vagina cerca di incastrarlo definitivamente con questo fatidico matrimonio, Pene cerca di sfuggire il più possibile perché teme che poi tutto potrebbe cambiare.
Quindi c’è una vera e propria pretesa didattica, magari un po’ più esplicita di quella raccontata con l’ape e il fiore…
Una piccola pretesa didattica c’è, ma in forma di autocritica. Perché in fondo io sono Pene e gli errori che fa Pene li ho fatti anch’io. Ho ripercorso un po’ quello spaesamento iniziale di quando cominci ad avere a che fare con il sesso e con tutto quello che sai e che ti hanno detto gli amici o che hai visto in qualche film, esperienze vissute sulla mia pelle e ricordi di infanzia e di adolescenza in cui mi sono reso conto come il Pene, poverino, alla fine è una vittima degli eventi.
E Vagina?
Vagina è Valentina, la madre dei miei bambini. E anche il mio test finale: alla fine di ogni puntata gliela facevo leggere e se lei rideva voleva dire che andava bene e avevo raccontato una cosa vera.
E tutto nasce da bigliettini d’amore scritti per lei…
Sì, dei messaggini dove disegnavo me stesso come un piccolo pene e lei come una piccola vagina e poi li lasciavo sulla sua scrivania a MTV dove lavoravamo entrambi. Un giorno è passata una produttrice del programma Loveline, li ha trovati carini e mi ha chiesto di farne una serie animata. A distanza di anni il progetto mi ha dato tante soddisfazione, mi scrivevano da tutto il mondo perché vedevano i cartoni su YouTube, soprattutto dal Giappone e non ho mai capito perché. Perciò ho deciso di riprenderlo e farlo tornare alla versione cartacea originale.
Per il primo esordio letterario da solista.
Esatto, anche se in realtà i primissimi soldini che ho fatto in vita mia li ho guadagnati disegnando vignette ironiche contro gli ambientalisti e gli animalisti per un giornale di caccia toscano, per cui raffiguravo questi animalisti che pur di non intaccare l’ambiente vivevano sugli alberi, poverini…
Che non è bello…
Lo so, ma che dovevo fare? Mi pagavano… ma io mi violentavo per farlo, nonostante fossi contento che qualcuno pagasse i miei disegni. Non bisogna aver paura degli errori che si fanno nella vita.
L’importante è riconoscerli… a proposito, le ultime cose fatte con Francesco Mandelli non sono andate tanto bene, parlo della vostra partecipazione in gara a Sanremo l’anno scorso con la canzone Vita d’inferno e del film La Solita commedia-Inferno uscito poco dopo. Cosa è andato storto e come hai vissuto queste sconfitte?
Le sconfitte sono quando perdi contro qualcun altro, mentre noi ci siamo la zappa sui piedi da soli la colpa è stata dei due film su I Soliti idioti. Avevamo fatto la serie TV per raccontare un mondo, l’Italia, dove c’è di tutto e quindi anche Ruggero e Gianluca, ma estrapolati i due personaggi e buttati al cinema da soli, hanno perso il loro senso diventando solo “quelli di dai cazzo”, quindi una trashata. Non ci siamo accorti di fare un’operazione meramente commerciale e quando tradisci la fiducia delle persone che ti seguono, la paghi. Così quando siamo andati a Sanremo e abbiamo fatto il film Inferno, passando dai vizi ai peccati veri e con nuovi personaggi, la gente ha pensato che tanto eravamo quelli di Ruggero e Gianluca, mentre quelli che amavano ancora I soliti idioti dicevano che Ruggero e Gianluca non c’erano, quindi perché vederci? Mi dispiace di aver rovinato una serie alla quale avevamo lavorato molto.
Quindi I soliti idioti non torneranno mai più?
Non si può mai dire, ma abbiamo raccontato veramente tutto e potremmo soltanto ripeterci.
Non avrai mica litigato con Mandelli?
No, ma il nostro progetto è andato un po’ fuori strada, meglio fermarsi un attimo e capire cosa è successo. Tanto io sono qui e lui è lì, non c’è alcun rischio di perderci. E poi quando sei una coppia e segui un progetto di coppia, tralasci un po’ le cose tue, personali, e tutti e due avevamo voglia di riprenderle e fare cose da soli.
Come il film americano Smitten! che hai girato in estate e che uscirà l’anno prossimo?
Sì e mi ha aiutato molto a crescere come attore. Si tratta di una commedia romantica e fantasy diretta da Barry Morrow, sceneggiatore premio Oscar per Rain Man, e girata in Alto Adige. È stata un’esperienza meravigliosa e lui è una persona stupenda. Pensa che il mio personaggio si innamora di una mucca…
Torneresti a Sanremo?
Certo che ci tornerei, io a Sanremo ci tornerei sempre, a fare qualsiasi cosa, anche a condurlo, ma magari! È troppo bello, poi mi ricorda l’infanzia quando da bambino lo guardavo con i miei genitori.