“The only fight that can be lost is that which is abandoned”
“L’unica battaglia che si può perdere è quella che si abbandona”
Azucena Villaflor de De Vincenti, fondatrice del movimento Madres de la Plaza de Mayo
Il governo di Matteo Renzi ha presentato un emendamento per ripristinare la fascia di rispetto di dodici miglia dalla costa per le perforazioni petrolifere in Adriatico. Visto che Ombrina Mare dovrebbe sorgere a 5.5 chilometri dal litorale d’Abruzzo, la concessione della Rockhopper potrebbe essere de facto bloccata, come già successe nel 2010 grazie al decreto dell’allora ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo. C’è ovviamente molta confusione sul futuro dell’emendamento e se veramente sarà l’ultima puntata di questa saga pluriennuale. C’è anche molta speranza ed euforia perché se cosi fosse scomparirebbero Ombrina e decine di altri pozzi previsti per la costa adriatica.
Molto probabilmente l’emendamento è un tentativo goffo e dell’ultimo minuto del governo Renzi per evitare di andare al referendum contro le trivelle in mare, referendum che si dovrebbe tenere nella primavera del 2016. Grazie all’impegno del Prof. Enzo Di Salvatore, il referendum è stato sottoscritto da circa dieci regioni, Renzi è quindi di fronte ad una impasse: una campagna elettorale in cui lui e quelli del Pd dovrebbero andare in televisione a fianco fianco dei petrolieri, a spiegare alla nazione perché trivellare a 5 km da riva è cosa buona e giusta. Probabilmente si troverebbe di fronte i governatori Pd che hanno firmato per il referendum. Ci sarebbe un dibattito nazionale che quelli del Pd sanno anche loro di non poter vincere mai e poi mai. Per non parlare del possibile imbarazzo di promuovere l’estrazione di scarso e scadente petrolio all’indomani delle promesse parigine. In una parola, il referendum significherebbe figuraccie per il governo centrale.
Quindi, invece che andare a referendum, meglio fare emendamenti, magari sacrificare qualche concessione e sperare nel silenzio su altri progetti, magari meno noti. E infatti i vari emendamenti presentati sono una sorta di reciclaggio dei quesiti proposti per il referendum, pari pari.
Come siamo arrivati fin qui? Con un governo spaventato di andare a referendum? Non certo a caso, ma perché come per il Centro Oli di Ortona, e come per la raffineria di Bomba è stata una regione intera che si opposta ai petrolieri, giorno per giorno, senza fermarsi mai. E’ per questo che mi è sempre piaciuta la frase di apertura delle mamme di Plaza de Mayo – tu continua a lottare, a fare la tua parte, a sapere cosa vuoi, nonostante il resto che si agita attorno a te. E relativamente al petrolio: puoi sempre fare qualcosa finché non sarà montato l’ultimo bullone.
La storia di Ombrina Mare per noi persone normali, nasce nel 2008. Era un giorno di primavera. Aprile. La signora Liliana mi scrive un email raccontandomi di questi tralicci rossi e bianchi che erano spuntati da un giorno all’altro nel mare d’Abruzzo. Si vedevano e si potevano quasi toccare dal suo balcone. Mi manda delle foto. Le apro dagli attachment nel suo email. Si, è vero, sono li, traballanti, sotto costa, estranei al blu dell’Adriatico e ai canneti spettinati della costa dei trabocchi. Eravamo nel bel cuore della battaglia contro il Centro Oli di Ortona, e Liliana mi scrisse con la speranza che potessi far qualcosa anche contro questi mostri acquatici.
E alla fine sono otto anni che siamo qui. Il messaggio è passato. Le mie frasi, le mie argomentazioni, le vedo ripetute dappertutto, pure la frase delle mamme argentine, segno che il seminato è stato fruttuoso. Sono nati tanti comitatini, come direbbe Renzi, con sempre più aderenti e Ombrina ha visto la sua data di inizio slittare di anno in anno. Siamo qui senza violenza, con soltanto l’arma del sapere, dei numeri, della perseveranza, della democrazia vera. Non sappiamo come andrà a finire, perché la nostra classe politica non è trasparente, ma voglio essere ottimista e soddisfatta.