Il governo all'ultimo minuto ha rinunciato a inserire nella manovra le norme che puntano a limitare le cause per malasanità. Ma è proprio dalla riduzione della cosiddetta "medicina difensiva" che l'esecutivo contava di trovare le risorse per un concorso straordinario e la stabilizzazione dei precari. Sindacati: "Solo promesse annunci, sciopero il 16 dicembre"
Nulla di fatto per risolvere il caos in cui sono piombati molti ospedali italiani dopo l’entrata in vigore delle norme su turni e riposi obbligatori di medici e infermieri. Domenica sera il governo ha infatti rinunciato a presentare l’emendamento alla legge di Stabilità che prevedeva nuove assunzioni da parte del Servizio sanitario nazionale. Senza peraltro quantificarle nonostante il ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin avesse anticipato che si lavorava sull’ipotesi di 5-6mila ingressi. “Il governo fa promesse e annunci che poi non mantiene”, lamentano i sindacati dei medici, che avevano già indetto uno sciopero per mercoledì 16 dicembre contro il “definanziamento” della sanità pubblica e la mancanza di un progetto nazionale per la sostenibilità del Ssn.
Il fatto è che non è passato l’inserimento nella manovra della riforma della responsabilità professionale dei medici. Ed è con i 300-350 milioni di risparmi previsti grazie a quel provvedimento che il governo contava di finanziare le assunzioni. Il ddl in materia di cui è relatore Federico Gelli, responsabile sanità del Pd, punta a ridurre i costi della cosiddetta medicina difensiva, cioè gli esami e i controlli prescritti solo per dribblare eventuali cause, più o meno motivate, da parte di pazienti che si ritengano danneggiati. Tra i cambiamenti più rilevanti c’è il fatto che l’onere della prova ricadrà totalmente sul paziente. La prescrizione scatterà poi dopo 5 anni, contro i 10 attuali.
A meno che non arrivi in extremis un nuovo emendamento dei relatori, a questo punto il disegno di legge, approvato a novembre dalla commissione Affari sociali della Camera, proseguirà invece il suo iter su un binario separato da quello della Stabilità, per cui sono destinate a slittare anche le assunzioni. Bisognerà attendere che il ddl sia approvato e che le Regioni, l’Aifa e l’Agenas quantifichino le minori uscite. Solo a quel punto, numeri alla mano, si tornerà a parlare di concorsi straordinari o della stabilizzazione dei precari. “Allo stato, l’emendamento è svanito e la mancanza di fondi adeguati porterà di fatto alla proroga di un altro anno”, è la previsione di Costantino Troise, segretario del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l’Anaao-Assomed.
Il segretario della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) Giacomo Milillo ha attaccato il governo dicendo che “le norme relative alla responsabilità medica contro il fenomeno della cosiddetta medicina difensiva sono saltate perché nessuno ha ritenuto credibile il meccanismo economico che partendo dai risparmi ottenibili con tali norme avrebbe dovuto finanziare le assunzioni del personale sanitario”. Secondo Riccardo Cassi, segretario del sindacato dei medici ospedalieri Cimo, per procedere con le assunzioni necessarie per fare fronte all’emergenza creata dall’entrata in vigore della normativa Ue “sarebbero necessari circa 600 milioni di euro, ma ora le cause che i medici intenteranno sicuramente, a fronte dei limiti di lavoro non garantiti, peseranno molto di più sui bilanci dello Stato dei fondi necessari per le assunzioni”. Inoltre, sottolinea Cassi, ”l’impegno a mettere le norme sulla responsabilità medica nella Legge di Stabilità era un impegno preso indipendentemente dalle assunzioni, che sono state ‘agganciate’ dopo. Non vorremo ora dover ricominciare tutto da capo”.