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Anno 2020. Napoli è una città sicura, pulita e moderna, grazie all’impresa straordinaria compiuta dal suo sindaco, Nicolino Amore. Nato poverissimo, figlio di una contrabbandiera e di un parcheggiatore abusivo alcolizzato, all’inizio della sua scalata sociale Amore si lascia conquistare dai privilegi della bella vita, ma poi si ravvede e decide di occuparsi della sua gente e risolvere una volta per tutte il problema più grave che da sempre affligge la città: il narcotraffico. Dopo studi approfonditi, con l’aiuto di una “madrina” camorrista pentita, Nicolino Amore legalizza la droga e pone fine ai profitti e al dominio dei criminali.

Vignettista, regista, “iena” della Tv, Enrico Caria ha portato al cinema una questione scottante come la liberalizzazione delle droghe sotto forma di commedia: L’era legale, protagonista Patrizio Rispo, il Raffaele di Un posto al sole. Man mano che procede il finto documentario mette sempre più a fuoco il concetto per il quale è stato probabilmente maturato, ovvero l’idea che il proibizionismo faccia la fortuna dei narcotrafficanti e che i tossicodipendenti andrebbero trattati come malati e riforniti della droga gratuitamente, da parte dello Stato.

E’ proprio così e lo sappiamo da tempo. Pensare di affrontare e risolvere questo problema a Napoli solo con i magistrati e la polizia, magari anche nel ruolo di sindaco, non ci ha risolto e non ci risolverà il problema finché non lo affronteremo dal lato giusto: sottrarre e non solo contrastare l’infinita risorsa economica garantita dallo spaccio delle droghe, specie oggi cocaina e cannabis.

Nessuno ci racconta che se producessimo in proprio hashish e marijuana, oltre a garantire i nostri tossicodipendenti avremmo a disposizione come Stato quelle risorse economiche che oggi sottraiamo alle nostre forze dell’ordine, assicurandole invece alla camorra che, per mantenere questa ricchezza infinita, uccide ogni giorno anche a Napoli. E’ giunta l’ora non della legalizzazione, ma della depenalizzazione delle droghe, spostando gran parte delle conseguenze punitive dell’uso di stupefacenti sul piano amministrativo e non penale.

A Napoli ci vorrebbe proprio oggi un Nicolino Amore, ma non disoccupato autodidatta, ma tossicologo certificato.
D’altra parte, Napoli un sindaco Nicola Amore lo ha avuto già: Nicola Amore, appartenente a una famiglia di nobile stirpe (conti).
Dopo essersi laureato in Chimica e Giurisprudenza ed essere diventato un magistrato di spicco, dal 1862 al 1865 fu questore di Napoli, e tra il 1866 e il 1867 anche direttore della Pubblica Sicurezza, ossia capo della polizia. In seguito, tra il 1883 e il 1887 e, nuovamente, tra il 1888 e il 1889 fu anche sindaco di Napoli.

È ricordato in quanto fu il sindaco del cosiddetto Risanamento, periodo nel quale molte abitazioni di Napoli furono abbattute per fare posto a nuove strade, in primis corso Umberto: non a caso la piazza posta al centro del corso porta il suo nome, sebbene sia più nota tra i napoletani come i Quattro Palazzi, a causa della caratteristica configurazione architettonica della stessa. Rese Napoli famosa in Europa e diversi Stati lo decorarono per il suo impegno nella sanità e nella giustizia. Nicola Amore fu definito da Matilde Serao come il miglior sindaco che Napoli avesse mai avuto.

Ai giuristi ed ai magistrati compete il governo e la giustizia delle leggi sociali, ai medici compete governo e controllo delle leggi naturali.
Non possiamo pensare di governare e reprimere il fenomeno delle droghe nel terzo millennio solo con la repressione penale e non con la formazione, la depenalizzazione e soprattutto con la produzione e distribuzione in proprio da parte dello Stato delle droghe di abuso, di fatto farmaci generici a bassissimo costo e bene comune.

All’Istituto Tumori di Napoli, un lecca lecca alla morfina per i nostri ammalati terminali costa meno di un lecca lecca allo zucchero di canna delle pasticcerie: nel mondo oggi raffinare e lavorare l’oppio costa infatti meno che raffinare la canna da zucchero.
Ancora, sappiamo che ogni cittadino italiano povero spende circa 70 euro l’anno di tasca propria per pagarsi i farmaci necessari che lo Stato ormai passa sempre di meno. Non si vuole fare sapere che ogni cittadino italiano spende in media circa 70 euro l’anno cash per consumare soltanto viagra, farmaco generico bene comune per il 60% comprato illegalmente e senza sicurezza di produzione on line (outbranding).

Basterebbe solo che lo Stato italiano, del tutto assente nel settore della farmaceutica generica, ma spacciatore di nicotina e complice nelle dipendenze da ludopatia, si decidesse a produrre in proprio il solo viagra, farmaco conosciuto come la “pillola azzurra” magari in Campania e/o a Napoli (slogan efficaci: “dal Pocho al Matador” oppure “diventa superPipita”), per garantire farmaci gratis ad almeno la metà di tutti i poveri di Italia. Pensate se ci decidessimo a produrre in proprio e con garanzie di qualità anche marijuana, ecc ecc.

La camorra non avrebbe più la sua fonte infinita di denaro, lo Stato avrebbe risorse infinite per combattere la camorra. Anche in questi giorni si è sparato a Napoli e al rione Sanità, dove vivo io con la mia famiglia. L’uso diffuso di cocaina rende sempre più incontrollabili le bande e rende necessario per i killer sparare a non più di qualche metro per essere certi di colpire a morte. Un tossicologo sa che oggi si uccide così, obbligatoriamente sempre più da vicino, quindi sempre più tra le gente e la folla. Non possiamo consentirlo oltre.

Dobbiamo pensare solo a magistrati e/o a politici da Museo per governare Napoli? Abbiamo sempre bisogno solo di un Nicola Amore, o forse è giunto il tempo di Nicolino Amore? E se lavorassero tutti e due insieme?

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