Da Lucerna, in Svizzera, dove è andato a pagare le tasse -“Perché io le pago sia di qua che in Italia”, tiene a precisare- si lascia scappare un proverbio che suona come un avvertimento: “Paesa’, le pecore si contano alla fine…”. Parola di Antonio Razzi. Il paesa’ in questione, finito nel mirino del senatore di Forza Italia, è Nazario Pagano, coordinatore regionale del partito di Silvio Berlusconi in Abruzzo. Dove l’autoricandidatura del senatore azzurro alle prossime politiche, annunciata proprio sulle pagine de ilfattoquotidiano.it, è andata di traverso a più di qualcuno tra i quadri della dirigenza locale. “Io sono uscito allo scoperto per vedere chi mi ama e chi mi odia. E ho fatto bene perché si è visto subito chi mi odia”, assicura Razzi ribadendo la sua volontà di correre anche al prossimo giro per un seggio in Parlamento. Un seggio che, però, nel collegio Pescara-Chieti, fa gola anche ad altri. “E così appena mi giro un attimo mi pugnalano alle spalle – accusa il senatore di Forza Italia – . Perché pensano che non essendo laureato io non capisco tanto. Ma a queste persone ripeto: amico caro, ne dovete magna’ di sale per arrivare a fare tutto quello che ho fatto io nella vita”.
PUGNALATE ALLE SPALLE L’ultima pugnalata cui fa riferimento il fedelissimo dell’ex Cavaliere, è arrivata con il mancato invito all’evento organizzato, per giovedì prossimo, al Mumi di Francavilla, del quale il senatore azzurro ha appreso tramite un post pubblicato su Facebook dalla coordinatrice di L’Aquila Antonella Di Nino. Uno sgarbo che Razzi ha interpretato come una vera e propria dichiarazione di guerra nei suoi confronti: “Come me non sono stati invitati neppure la senatrice Paola Pelino e l’onorevole Fabrizio Di Stefano. Una manifestazione di totale mancanza di rispetto. È come se i vertici abruzzesi ci avesse detto: ce ne freghiamo di voi”. Un episodio che ha messo in allarme il fedelissimo di Berlusconi. “Un coordinatore con le palle prima doveva venircelo a dire a noi parlamentari che stava organizzando quell’evento – insiste –. Invece, dal momento che non ci ha avvisati e neppure invitati qui gatta ci cova”. E Razzi non nasconde i suoi sospetti. “Ci vuole fare fuori – accusa –. Ma, come dice Crozza, ‘questo non credo’ che ci riuscirà”. Insomma, una situazione ormai ingestibile destinata a lasciare feriti sul campo. Razzi è pronto a scommettere che, alla fine, non sarà la sua testa a rotolare e che, se forse arriverà a mangiare il panettone, difficilmente Pagano riuscirà a brindare al 2016. “Il partito regionale va commissariato, non è più accettabile che sia guidato da chi, invece di unire la famiglia vuole solo dividerla – taglia corto il senatore azzurro –. A Berlusconi ho fatto presente la gravità della situazione: a maggio si voterà anche in Abruzzo in diversi comuni e la sensazione è che ci si stia orientando su candidature deboli e non all’altezza con le quali Forza Italia rischia di perdere dovunque”.
L’AMICO SILVIO E l’ex premier cosa ha risposto? “Ha capito la situazione e credo che entro la fine dell’anno nominerà un commissario – assicura Razzi, negando di essere interessato a quel ruolo –. Anche perché come si fa a tenere alla guida del partito regionale uno nominato da Gianni Chiodi, ex governatore dell’Abruzzo, che, dopo averlo designato, si presume che stia pensando di andarsene con Gaetano Quagliariello?”. La guerra, insomma, è stata dichiarata. E coinvolge anche la gestione del partito abruzzese. “A Pescara abbiamo superato il limite: Pagano ha disdetto il contratto d’affitto della sede regionale. Ma vi rendete conto? Siamo nel terzo millennio o all’età della pietra?”, denuncia il senatore azzurro. Che aggiunge: “Una situazione ormai insostenibile perché, a parte il sottoscritto e pochi altri, gli eletti di Forza Italia non versano un euro al partito. Ne ho parlato con Berlusconi e mi ha chiesto di intervenire per recuperare la situazione. Così mi sono impegnato a trovare una soluzione e ad aprire una nuova sede”. Come finirà la guerra è ancora presto per dirlo. Ma chi pensava che Razzi si sarebbe tirato in disparte senza combattere si sbagliava di grosso.
Twitter: @Antonio_Pitoni