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Ten Talking Points, l’Inter non è più la squadra da battere ma quella che ha già vinto. L’unica che può insidiarla? La Juve

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che alla Leopolda preferisce l’uva passa. Prima vera fuga della stagione per la squadra di Mancini: lo scudetto arriverà con tre giornate di anticipo e a quel punto potrò dire: “Io l’avevo già detto già dopo il gol di Jovetic al 176esimo contro l’Atalanta ad agosto”. E la cosa drammatica è che è pure vero

di Andrea Scanzi

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che alla Leopolda preferisce l’uva passa. Altre considerazioni.

1. Inutile parlare ancora dell’Inter. Non è più la squadra da battere, ma la squadra che ha già vinto. Handanovic nuovo Zamora, Icardi  verso i 79 gol stagionali, Mancini pronto a un ciclo di 19 anni di vittorie tipo Ferguson. L’Inter sta crescendo così tanto che gli avversari si impegnano personalmente per farla segnare (vedi i tre assist dell’Udinese). Prima fuga vera della stagione. Lo scudetto arriverà con tre giornate di anticipo e a quel punto potrò dire: “Io l’avevo già detto dopo il gol di Jovetic al 176esimo contro l’Atalanta ad agosto”. E la cosa drammatica è che è pure vero. Bravo Mancio.

2. Quando – inizio/metà maggio – ci sarà anche l’aritmetica a corroborare le mie analisi puntualmente scevre da errori, tutti voi dovrete scrivere nelle vostre bacheche: “Ehi, Scanzi è un fottuto genio anche quando parla di calcio!”. Così è deciso.

3. Dicono: “L’Inter ha culo”. Sì ragazzi, ma quando vinci 4-0 in trasferta e prendi un gol ogni 34 anni parlare di fortuna fa ridere. L’Inter è stata senz’altro più “culo che anima” tra agosto e inizio novembre, guadagnando almeno 6 punti in più di quanto meritasse. Ma è lì che ha vinto lo scudetto: se sei prima quando giochi male, figurati quando cominci a carburare.

4. Anche Peter Gomez ha capito che la sua Inter ha già vinto. Ieri infatti è arrivato in redazione felicissimo. Noi: “Peter, che minchia ridi? Renzi ci ha attaccato duramente alla Leopolda!”. Lui, di rimando, ha cominciato a cantare: “Che ce frega della Leopolda, noi c’avemo Brozo-gol!”. Poi, dalla gioia, ha cominciato a percuotere con la manona il capino mondo di Orfini, che nel frattempo ha chiesto asilo alla redazione milanese del Fatto dopo i disastri commessi a Roma e dorme dunque sotto la scrivania della Truzzi. Orfini c’è rimasto un po’ male, poi però ha sorriso e ringraziato Peter: è un uomo garbato, lui.

5. Dopo la vittoria diversamente meritata contro l’Inter, i tifosi auremmici – ovvero quelli che difendono il Napoli anche quando è impossibile – avevano reagito piccati alle critiche. Uno scudetto by Sarri renderebbe felice chi ama il bel calcio (me incluso), ma dopo quella vittoria l’Inter ha fatto 6 punti su 6 e il Napoli uno. Le chiacchiere stanno a zero. Che Gue Sarri dice bene (“Con la Roma potevamo giocare tutta la notte e non avremmo segnato mai”), ma qualcosa si è parzialmente rotto e se non segna Higuain addio. Bene Koulibaly, meno bene Insigne che ha spesso la sindrome “il pallone è mio e non la passo a nessuno”. Con due posti sicuri in Champions per Inter e Juve, per il Commodoro Marxista sarà già un’impresa il terzo posto.

6. Garcia è molto criticato per avere fatto le barricate contro il Napoli, però bisogna mettersi d’accordo: se gioca “alla pari” col Barcellona e ne prende 37 non va bene, se strappa un pari – e per poco non vince con De Rossi – giocando tipo Inter non va bene. Pareggiare a Napoli è un’impresa: stop. Il problema della Roma è la scarsa tenuta mentale denotata in altri match, non certo la linea Maginot di ieri.

7. Per motivi insondabili, da più parti si ritiene lo scudetto una cosa tra Napoli e Roma (che nel frattempo è sesta). Di grazia: su quali basi? La Roma farà già un miracolo a tornare tra le prime tre. Che sia l’anno dell’Inter lo si capisce anche dalle piccole cose. Per dire: stamani la bandiera Zanetti ha sorteggiato gli ottavi di Champions regalando a Roma (Real Madrid) e Juve (Bayern Monaco) le avversarie peggiori. Fenomeno. Non li ferma nessuno.

8. Ogni volta che vedo la Fiorentina, ho la sensazione che non sia una squadra ma la proiezione calcistica di Onan. Se le masturbazioni facessero punti, sarebbe prima con 10 punti di vantaggio. Tacchi, colpetti di fino e arabeschi arzigogolati. Uno spettacolo. Poi però vince la Juve. Il solito film, e il quarto posto è lì pronto a riaspettarla (come il Tottenham).

9. Terminato il primo tempo sull’1-1, ho scritto al mio amico Nardella: “Vince la Juve 3-2”. Ho sbagliato di poco. La Juve, alla sesta vittoria consecutiva, ha una concretezza invidiabile, Dybala è più spietato di Equitalia e Mandzukic riesce sempre a raccattare pepite dalla spazzatura. Lo dico? Lo dico: è l’unica che può insidiare lo strapotere titanico dell’Inter.

10. Lo ricordavo come un allenatore marziale, lo ritrovo come un emulo piangina di Mazzarri. Che palle. Il Camerata Miha se l’è presa con l’arbitro, e in effetti la terna ha sbagliato, ma se fai due punti con ultima e penultima il problema è solo tuo. Montolivo è più lento di un piano sequenza di Kiarostami e la pochezza è tale che perfino un Bertolacci qualsiasi sembra quasi irrinunciabile. Sesto-ottavo posto. Se va bene.

P.S. Donadoni è l’allenatore più sottovalutato d’Italia.
P.P.S. L’amico Nardella mi ha risposto a tarda notte: “Scanzi, l’anno prossimo la Leopolda la facciamo a casa tua. Lo ha deciso adesso Matteo. Così impari. Suka!”

Ten Talking Points, l’Inter non è più la squadra da battere ma quella che ha già vinto. L’unica che può insidiarla? La Juve
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