Sostenibilità ambientale e consumo di suolo zero come criteri di buon governo del territorio. È il contenuto innovativo d’una delibera della Giunta regionale della Calabria di recentissima approvazione (12 dicembre) che esprime, chiara, una volontà politica di cambiamento e finalmente mette mano al decennale martirio d’un territorio in stato di sofferenza, un luogo dove si è costruito finanche nell’alveo dei fiumi e dove la salvaguardia del mare e della montagna sono bisogni urgenti quanto il pane. Che, a dirla con Gioacchino Criaco: “Le alluvioni da noi non cadono per castigo divino, le cateratte del cielo si aprono per pietà, gonfiano di lacrime i solchi del viso-fiumare per portarsi via lo sporco che spandiamo”.
Sono i tempi, a Parigi, della Cop21 sul clima e il riscaldamento globale, tempi d’una sensibilità che si fa esigenza d’energia pulita; tempi nuovi, d’un territorio non più sovraccaricato, quasi fosse un asino da soma. Tempi di biopolitica e biopotere, se solo si pensa che il Rapporto Ispra sul Consumo di suolo in Italia nel 2015 stima una perdita di 55 ettari al giorno, tra i livelli più alti d’Europa. La Commisione europea, sensibile alla terra (land) e ai suoli (soils), ci dice che entro il 2020 le politiche comunitarie dovranno tener conto dei loro impatti diretti e indiretti sull’uso del territorio e il consumo di suolo dovrà raggiungere l’obiettivo del consumo netto di suolo 0 nel 2050.
Dalla Calabria la proposta che porta la firma di Franco Rossi. Cosentino, urbanista, vicepresidente dell’Istituto nazionale di urbanistica (Inu) e assessore regionale al Territorio, una vita passata nelle università tra Roma, Arcavacata, Venezia, Lisbona. Obiettivo: l’attuazione di buone pratiche che passa dalla messa in campo di nuove regole tese a rendere le città ed i luoghi urbanizzati meno energivori (1/3 dei consumi energetici a livello nazionale e comunitario proviene dal settore domestico e abitativo), per nuove prassi di pianificazione e progettazione sostenibile. Che significa restituire alla pianificazione il suo ruolo, aggiornando gli strumenti urbanistici con un Testo unico per il governo del territorio, capace d’indirizzare le trasformazioni verso sostenibilità ambientale, equità sociale, vivibilità delle città, dei paesi, delle zone rurali, degli spazi aperti, avendo come bussola le vocazioni ambientali del territorio. L’Identità.
Una nuova legge urbanistica regionale, lo si sa, significa mettere mano al governo del territorio. Qui la volontà è innovare gli strumenti urbanistici partendo dalla partecipazione, attraverso la redazione d’un Documento Preliminare elaborato dai Comuni. Un metodo di lavoro fatto di fasi di lettura, descrizioni, interpretazioni dei fenomeni territoriali e urbani, formazione d’una conoscenza condivisa del territorio capace di produrre una valutazione dello stato attuale ed una visione del futuro, non tanto immaginando scenari possibili quanto definendo pratiche comuni. Che significa attuare una forma di contrasto al dissesto idrogeologico di cui la Calabria soffre. E nello stesso tempo snellimento delle procedure di redazione dei piani per venire incontro ai comuni calabresi, soprattutto quelli di piccole dimensioni, in forte ritardo oltre che per le consuete difficoltà economiche in cui versano, anche a causa delle lungaggini burocratiche e procedimentali cui sono stati sottoposti. E questa proposta di legge prevede semplificazioni, a partire dall’utilizzo di strumenti digitali che riducono costi, facilitano condivisione delle informazioni e consentono definizione di livelli standard da rispettare. Inoltre i Comuni che adotteranno la politica urbanistica del consumo di suolo 0, con una procedura premiale semplificata, avranno la possibilità di procedere alla redazione del solo Regolamento Operativo.
Un inedito per il regionalismo italiano giacché non ci sono norme complessive siffatte altrove, in un’Italia dove manca finanche una norma di salvaguardia dei terreni agricoli. Solo la Regione Toscana s’è mossa ma una volta tanto dalla Calabria s’affaccia una proposta più completa sullo stop al consumo di suolo e sull’attenzione ai piccoli comuni. Un nuovo corso, ora all’esame del Consiglio regionale, per la tutela d’un paesaggio che finalmente si fa bene comune, in nome di quel “diritto di vivere il presente” cantato da Gaber.