La compagnia ha rimodulato le condizioni in modo unilaterale e con una informativa che l'authority giudica "inadeguata". Non è bastato che Tre sostenesse che la promessa di validità illimitata era solo un claim pubblicitario
Il Garante per le comunicazioni ha multato per 232mila euro la compagnia telefonica Tre per aver “variato unilateralmente” le condizioni di un’offerta che era stata proposta agli utenti come “per sempre”. E per averlo fatto senza informare in modo completo e trasparente i consumatori. Nel mirino dell’authority, si legge nella delibera approvata il 14 dicembre, è finita la modifica dell’opzione All-in-medium, “commercializzata in due versioni che prevedevano, rispettivamente, 240 minuti di traffico voce, 240 sms nazionali e 1 GB di navigazione internet oppure 400 minuti, 400 sms nazionali e 1 GB di navigazione internet al costo mensile di euro 6,00 garantito ‘per sempre'”. Ma la scorsa primavera la società “ha proceduto a variarne unilateralmente le condizioni economiche”, inviando un messaggio che stando alle segnalazioni di alcuni utenti conteneva peraltro link “non disponibili” e proponeva “1 GB in più a soli 2 euro”, per un totale di 8 invece che 6. Modifiche che hanno riguardato 221mila clienti.
Tre, davanti alle contestazioni dell’Agcom che aveva chiesto chiarimenti, ha sostenuto che il fatto che l’offerta fosse “per sempre” era solo “un claim della campagna pubblicitaria utilizzata all’epoca della commercializzazione dell’opzione”, che “sottolinea volutamente solo la generica possibilità, da parte del cliente, di poter parlare, inviare sms e navigare in internet, alle condizioni indicate a tempo indeterminato, ovvero senza scadenze temporali predefinite”. Inoltre “l’espressione “per sempre” deve necessariamente essere letta in riferimento all’offerta dell’opzione nel suo insieme, ossia ai contenuti specifici della medesima (…) quindi, non è corretto intendere la stessa espressione come l’impegno a mantenere l’opzione “All-In Medium” indefinitamente sul mercato”.
Spiegazione che però non soddisfa l’autorità, secondo cui la rimodulazione è stata fatta “in contrasto con i generali canoni di correttezza, lealtà e buona fede nella gestione dei rapporti contrattuali” e “la Società ha fornito ai propri clienti una informativa inadeguata, con particolare riferimento alla decorrenza delle variazioni dei costi associati ai singoli servizi e ai termini e modalità per esercitare il diritto di recesso“. Morale: “La violazione può ritenersi di entità consistente, sotto il profilo del danno cagionato agli utenti, e di media durata”. Per questo l’Agcom diffida la società dal ripetere un comportamento simile e le impone di pagare 232mila euro di multa.