Scienza

Toscana, la Regione vuole pagare le “medicine alternative”?

 

La terra che ha dato i natali a Galileo, Michelangelo e Leonardo da Vinci e anche al papà di Pinocchio, Carlo Collodi, sembra diventata allergica ai Fatti. A scatenare l’insofferenza non ci sono solo i quotidiani da “mettere all’indice”, come questo che ci ospita, ma anche i Fatti scientifici, dato che si dibatte se dispensare a spese dello stato le cosiddette “medicine complementari”. Come da denuncia del Cicap della Toscana (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), il 15 e 16 Dicembre il consiglio regionale della Toscana discuterà sulla proposta di Riforma della legge regionale 40/2005 (Disciplina del servizio sanitario regionale). Tra le modifiche proposte c’è quella che imporrebbe ai servizi pubblici di erogare “anche prestazioni di medicina complementare e integrata, in base alla valutazione di comprovata efficacia e nel rispetto della programmazione regionale in materia” (articolo 2, Proposta di legge, relativamente alle Modifiche all’art. 4).

La sanità nella regione Toscana è già salita all’onore delle cronache quando ha deciso di offrire la possibilità per i pazienti di usufruire anche di percorsi di cosiddetta “medicina complementare”. Quale sia stata o potrebbe essere in futuro la “valutazione di comprovata efficacia” non è chiaro. Per caso la classica affermazione “io e alcuni ci crediamo perciò anche tutti gli altri ci devono credere”? Fermo restando che ciascuno ha diritto a curarsi come crede, non può esistere il diritto al rimborso per le cure prive di validità scientifica. Altrimenti, il budget della sanità sarebbe eroso in tempi brevissimi da qualsiasi richiesta fantasiosa, dai “martelletti fior di prugna” alla coppettazione, passando per la moxibustione senza dimenticare la “regina” delle medicine alternative, ovvero l’omeopatia.

Tutto ciò non è solo inutile per i pazienti, ma può essere anche fonte di danni diretti, perché le medicine inutili distolgono da quelle di efficacia provata scientificamente. Come finirà questa vicenda? La speranza è che la denuncia del Cicap serva come “moral suasion”, analogamente a quanto accaduto con la ministra Lorenzin, dopo il ritiro dell’inopportuna presentazione scritta “a sua insaputa” per il libro “elogio della omeopatia”, che è stato stilato proprio da chi per le aziende omeopatiche ci lavora.

L’omeopatia, al pari delle altre cosiddette “medicine alternative” è un business per fortuna in netto calo, non solo nel mondo, ma anche in Italia, dopo che le persone stanno acquisendo consapevolezza di cosa siano realmente i cosiddetti “medicinali omeopatici”. Qualcosa che i produttori vendono a caro prezzo accettando di scrivere sulla confezione “medicinale omeopatico perciò privo d’indicazioni terapeutiche approvate”. In parole povere, non servono a nulla per i pazienti (infatti non c’è nessun bugiardino dentro).

Mettere in primo piano gli interessi della lobby delle “medicine complementari” (perché sia ben chiaro che queste cose si pagano profumatamente) rispetto al bene della collettività potrebbe portare a benefici per qualcuno. Ogni volta che la politica ha ascoltato le motivazioni “di pancia” riguardo alla sanità ne sono scaturiti danni per tutti, in primis per i pazienti che sono stati esposti a terapie non solo inutili, ma anche dannose (vedi casi Di Bella e Stamina). Queste considerazioni valgono per qualsiasi schieramento, dato che le sciocchezze non hanno colore politico. Non è che anche adesso si stia barattando la salute dei cittadini in cambio di un po’ di visibilità politica e un pugno di voti?