Il centro studi dell'organizzazione contesta la stima contenuta nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. E calcola che il valore si dimezzasse il Pil aumenterebbe del 3,1%. Padoan fa buon viso a cattivo gioco: "Abbiamo chiesto a Ocse e Fmi due rapporti indipendenti per migliorare la nostra Agenzia delle Entrate"
I conti del governo in materia di evasione fiscale non tornano. A sostenerlo è la Confindustria che ha presentato a Roma il rapporto “L’evasione fiscale blocca lo sviluppo“. La relazione considera “insufficiente” la stima contenuta nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def), “pari a 91,4 miliardi di euro, in media, nel periodo 2007-13″. Le previsioni nella nota al Def “mostrano carenze che le rendono ancora inadeguate a rappresentare correttamente la realtà e a essere utilizzate come strumenti di policy”, sostiene il Centro studi di Confindustria (Csc). Quest’ultimo ha calcolato in un 3,1% di maggiore Pil e in oltre 335mila occupati aggiuntivi il beneficio che deriverebbe da un dimezzamento dell’evasione accompagnato dalla restituzione ai contribuenti, attraverso l’abbassamento delle aliquote, delle risorse riguadagnate all’erario.
Si tratta di cifre ben superiori rispetto a quanto sostenuto dalla nota di aggiornamento governativa. Il Centro studi scrive che in Italia l’evasione fiscale e contributiva ammonta nel 2015 a 122,2 miliardi di euro, pari al 7,5% del Pil. In particolare al fisco vengono sottratti quasi 40 miliardi di euro di Iva, 23,4 di Irpef, 5,2 di Ires, 3 miliardi di Irap, 16,3 di altre imposte indirette e 34,4 di contributi previdenziali. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha commentato dicendo che in Italia l’evasione ha una dimensione “assolutamente patologica, che porta ad una distorsione della concorrenza e alla violazione di un patto sociale”. “Il mio concorrente peggiore è sempre stato chi non paga le tasse”, ha sostenuto il patron di Mapei.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ha partecipato alla presentazione, ha fatto buon viso a cattivo gioco ricordando che il Tesoro ha chiesto all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e al Fondo monetario internazionale “di produrre due rapporti indipendenti ma simultanei per capire in che modo applicare le pratiche migliori alla nostra Agenzia delle Entrate”. “È utile guardare le cose fuori da casa propria e imparare dagli altri, anche quando sbagliano”, ha aggiunto Padoan.