Il delegato dell'azienda davanti alla commissione tedesca: "Non avevamo le risorse tecniche per soddisfare gli standard americani. In Europa non sarebbe stato necessario". Intanto l'Ufficio europeo per la lotta antifrode vuol verificare se i finanziamenti concessi dalla Bei per lo sviluppo di motori ecologici fossero giustificati
Volkswagen ha ammesso di fronte alla commissione del Parlamento tedesco di aver manipolato i dati sulle emissioni inquinanti nel mercato europeo, al centro dello scandalo scoppiato a ottobre, anche se “non sarebbe stato necessario” e che negli Stati Uniti non sono state rispettate le norme perché non c’erano risorse tecniche. Intanto il Parlamento europeo ha deciso di istituire una commissione di inchiesta per indagare sul dieselgate e la Sueddeutsche Zeitung ha scritto che l’Ufficio europeo per la lotta antifrode ha aperto un’indagine contro l’azienda automobilistica tedesca. Sospesa per un anno la produzione della berlina premium Phaeton nella fabbrica di Dresda.
L’ammissione di Volkswagen – A confessare le responsabilità del gruppo, guidato all’epoca dello scandalo da Martin Winterkorn, è stato Thomas Steg, attuale responsabile delle relazioni internazionali di Volkswagen. Lo ha fatto durante l’audizione a porte chiuse della commissione del Bundestag per la tutela dei consumatori. Come riportato dalla Camera bassa del parlamento in un comunicato, a Steg è stato chiesto il motivo per cui il colosso dell’auto ha dovuto truccare i motori e se adesso sarebbe in grado di riparare al danno senza grossi problemi. “Nel 2008 non avevamo le risorse tecniche per soddisfare gli standard americani rigorosi sulle emissioni di ossidi di azoto con i nostri modelli diesel. In Europa la manipolazione, non sarebbe stata necessaria”, ha risposto il manager. L’azienda leader mondiale per le vendite di autoveicoli fino al primo semestre 2015 ha confermato di essere pronta a pagare i debiti dei suoi clienti per l’imposta di bollo, specificando che i falsi dati delle emissioni colpiscono meno veicoli di quanto inizialmente stimato, con un impatto sul consumo compreso tra 0,1 e 0,2 litri in più ogni 100 chilometri.
Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo – La commissione sarà composta da circa 45 membri e avrà lo scopo di determinare se i controlli sull’industria automobilistica sono insufficienti. L’Europarlamento voterà sull’istituzione dell’organismo il 17 dicembre, ma si tratta di un passaggio politico puramente formale perché è stato già raggiunto l’accordo tra i gruppi politici. La durata delle indagini potrebbe durare fino a un anno e i commissari si concentreranno sulle presunte violazioni della legislazione dell’Unione europea, secondo quanto approvato dai capigruppo dei partiti presenti a Bruxelles.”La questione diesel ha principalmente due dimensioni”, ha affermato l’eurodeputato verde, Claude Turmes. “In primo luogo – ha spiegato – si tratta di aziende private che organizzano la più grande frode industriale mai congegnata. E in secondo luogo si parla di autorità pubbliche negli Stati membri e a livello di Unione europea che non intervengono pur avendo le informazioni utili”.
Indaga anche l’Ufficio europeo per la lotta antifrode – Secondo il quotidiano di Monaco le verifiche riguarderebbero ipotesi di utilizzo per scopi diversi dei finanziamenti della Banca europea per gli investimenti destinati a ricerca e sviluppo dell’Ue. Nel caso dei finanziamenti alla casa automobilistica di Wolfsburg si tratta di crediti ricevuti proprio dalla Bei. Sempre secondo quanto riferito dalla Sueddeutsche Zeitung, la Bei ha dal 1990 accordato a Volkswagen 4,6 miliardi di euro a tassi agevolati, tra gli altri scopi anche per il finanziamento allo sviluppo di motori ecologici.
Sospesa per un anno la produzione in una fabbrica a Dresda – La sospensione delle attività avverrà a marzo 2016 nell’ambito della strategia di taglio dei costi dopo lo scandalo dieselgate. L’azienda ha comunicato di voler interrompere la produzione della berlina premium Phaeton, che è costruita nello stabilimento con le pareti in vetro della città dello stato orientale della Sassonia. Lo sviluppo del modello, un progetto dell’ex presidente Ferdinand Piech, era costato oltre 1 miliardo di euro, ma da quando ha fatto il suo ingresso nel mercato nel 2002 ha collezionato solo flop. Il sito, il più piccolo tra le 10 fabbriche tedesche del gruppo, verrà riconfigurato per circa un anno per preparare la produzione della nuova Phaeton elettrica nel 2019. “La produzione a Dresda sarà sospesa durante la fase di ristrutturazione”, ha detto il capo del consiglio di fabbrica delle operazioni di Vw in Sassonia, Jens Rothe.