Avrebbe ammaliato ricchi collezionisti, derubato artisti, frodato gallerie e fondazioni e nel giro di pochi anni. Questa la convinzione degli inquirtenti di Torino che hanno indagato una donna per truffa e furto
Amore per l’arte e capacità di sedurre. Così Aurora Mustacchio aveva conquistato la fiducia di una parte della Torino bene, soldi, opere e non solo: dalla fine di febbraio questa 50enne di Crotone presiede la Fondazione Arturo Carmassi di Fucecchio (in provincia di Firenze), intitolata all’artista con cui ha vissuto negli ultimi anni. Prima di arrivare a questo, però, la Mustacchio avrebbe sedotto ricchi collezionisti, derubato artisti, frodato gallerie e fondazioni e nel giro di pochi anni il suo nome è stato scritto sopra alcuni fascicoli dei pm torinesi secondo i quali la donna sarebbe un’abile truffatrice. Un’inchiesta è appena stata conclusa, mentre nel 2017 dovrà affrontare un processo per furto e nel 2019 uno per truffa.
Nel 2010, arrivata da Milano, la Mustacchio va a convivere con un anziano imprenditore edile di Chivasso (Torino). Fa i capricci, vuole farsi viziare, vuole un dipinto del pittore romano Achille Perilli, “Il Pendente”, e lui lo acquista per 18mila euro. Un anno dopo, tra il febbraio e il marzo 2011, l’idillio tra la donna e l’imprenditore finisce, ma lui si lascia convincere ancora: lei vuole occuparsi della vendita della tela e, conclusa l’operazione, rifila all’anziano due assegni che risulteranno “scoperti”. L’uomo la denuncia, ma lei non si fa intimorire e prosegue. Tra febbraio e giugno 2011 frequenta una galleria d’arte del centro di Torino, la Weber&Weber. Si finge partner in affari del suo ex compagno, spiega di avere molto denaro e un grande patrimonio, tra cui una tela di Lucio Fontana, quello dei celebri tagli, dal valore di 700mila euro. Conquista la fiducia dei titolari e così, in due occasioni, compra ben sette opere da 90mila euro pagati con assegni da un suo presunto complice, Maurizio Calorì, presentato come il titolare di una galleria e ora imputato. Anche qui il trucco è lo stesso: gli assegni sono postdatati e scoperti. Intanto però spariscono un collage su carta dell’artista Giulio Paolini, il dipinto “Nettuno netturbino” di Luigi Ontani, una preziosa ceramica e altre tele. Il complice, grazie a una “testa di legno”, riesce anche a comprare un’opera di Giovanni Anselmo da 30mila euro con assegni protestati.
Dopo questi colpi la Mustacchio non si allontana, ma anzi fa un salto di qualità. Dal 2011 fino al 2013 vive alla Crocetta, quartiere chic di Torino con villini in stile liberty e viali alberati. Anche questa volta a “ospitarla” è un imprenditore anziano e molto facoltoso. Prima lo convince ad aprire una società e ad acquistare una tabaccheria da 200mila euro a Crotone. Poi si fa dare 100mila euro per l’acquisto di opere d’arte. In questo periodo si fa chiamare Eliana e prende il cognome del nuovo compagno. Con questa identità nel gennaio 2013 si presenta nello studio dell’artista Nicola De Maria (nella foto) in piazza Vittorio Veneto per farsi autenticare un’opera. Anche lui si lascia affabulare da questa donna che, dopo un primo incontro, si ripresenta con la farmacista Titti Ricci, che in realtà è la sua presunta complice Vita Sposato (anche lei imputata). Insieme riescono a mettere a segno un colpo da maestre dei furti: vanno a trovare il pittore, dicono che vogliono fargli autenticare un suo dipinto comprato da “Titti” e andandosene portano via tre piccole tele da 70mila euro. De Maria non si accorge di niente fino a quando una settimana dopo la Mustacchio torna da lui per farsi autenticare tre fotografie delle opere sottratte: in mano la donna ha un fotomontaggio e l’artista se ne accorge, la denuncia e scattano le ricerche. Un dipinto viene trovato a casa di un sottufficiale della Guardia di finanza a Milano, Domenico Giordano, che aveva piazzato gli altri due lavori a una galleria meneghina. Il finanziere è stato denunciato per ricettazione.
Dopo questo furto, però, le cose si mettono male. I figli dell’imprenditore scoprono che nei conti del padre mancano grosse somme di denaro. Denunciano la Mustacchio per circonvenzione di incapace, un’indagine che però si ferma con la morte dell’anziano. Altre indagini, condotte dai carabinieri della procura di Torino e dal nucleo “Tutela del patrimonio culturale” però proseguono, ma nel frattempo lei se ne va. Nell’aprile 2013 la Mustacchio approda in Toscana, nella casa del pittore Arturo Carmassi a Fucecchio. Non termina però la sua attività. L’artista le chiede un favore: deve fare autenticare alla Fondazione Lucio Fontana a Milano una tela che l’autore dei tagli aveva donato a Carmassi. Secondo gli investigatori lei avrebbe fatto fare una copia di quell’opera poi presentata agli esperti della fondazione che non si sono lasciati trarre in inganno. Sul caso ora dovrà indagare la procura di Milano a cui sono stati inviati gli atti.
Nonostante questo retroscena la Mostacchio avrebbe mantenuto ottimi rapporti con l’anziano artista, talmente ottimi che Carmassi, prima di morire il 27 gennaio scorso a 89 anni, ha nominato la compagna come unica erede del suo patrimonio, composto da “400 pitture, 500 serigrafie, svariate sculture”, tutto confluito nella fondazione di cui la donna è diventata presidente. Forse la sua mossa migliore.
Aggiornamento:
In data 27 maggio 2017 si è concluso il processo per truffa a carico di Aurora Mustacchio con la condanna a 3 anni (pena sospesa) e 700 euro di multa