Non ho l’età per avere la patente dell’auto. Nemmeno quella per andare a fare le vacanze con i miei compagni di classe e tra poco non avrò nemmeno l’età, secondo l’Unione Europea, per avere un profilo su Facebook. Mi hanno detto che hanno deciso così a Bruxelles.
D’ora in poi noi minori di 16 anni non potremo più iscriverci a Instagram, Snapchat e nemmeno avere una casella di posta elettronica.
Eppure qualcuno dovrebbe spiegare a quel signore che ha pensato questo emendamento che io e miei compagni un profilo Facebook l’abbiamo da tre anni, da quando eravamo in quinta elementare. Certo è vero, non si potrebbe: dovremmo avere 13 anni per poter avere un account ma è bastato dire, al momento dell’iscrizione, che avevo superato il fatidico traguardo ed il gioco è fatto. Facciamo tutti così e siamo migliaia: il 38% dei ragazzi dai 9 ai 12 anni (secondo i dati Eurokids) e il 77% di quelli dai 9-12 ha un profilo su un social network.
Abbiamo visto che mamma e papà erano in quel mondo e ci siamo adeguati: “Se anche loro sono in Facebook…”.
Anzi vi dirò di più: prima che io nascessi ero già nel magico mondo di Zuckerberg. I “miei” avevano già postato la foto del pancione e appena messo fuori il naso dalla pancia di mamma, ecco la mia foto in Facebook.
Siamo la generazione digitale, dicono. Per darci un’etichetta ci hanno definito in tutti i modi: 2.0, nativi digitali, generazione app, nuovi bambini. Eppure nessuno ci sta insegnando ad usare i social network. Siamo analfabeti digitali. Dovremo cavarcela con le nostre gambe.
Ci dicono che molti di noi lavoreranno con i social network, venderanno prodotti attraverso Facebook, risponderanno ai clienti con Twitter ma ora l’Unione Europea ci sta proibendo di accedere. Ovunque: a casa, a scuola.
Ci impediranno persino di usare Gmail, la casella di posta elettronica. Ci dev’essere un errore perché nei nostri libri di italiano c’è sempre una pagina dedicata proprio alla casella di posta elettronica. Da una parte ci insegnano ad usarla, dall’altra ce lo vietano.
Forse qualcosa non funziona tra gli adulti che siedono al Parlamento Europeo. Abbiamo bisogno di maestri che ci accompagnano in questi mondi virtuali, che ci fanno capire cosa possiamo fare, cosa rischiamo, quali sono le regole del gioco. Nessuno diventa grande senza esser preso per mano. Quando si impara a camminare c’è qualcuno al tuo fianco. Quando si impara ad entrare in Rete, spesso non c’è nessuno. E ora se la cavano con un “non avete l’età”. Eppure qualcuno vorrebbe darci la possibilità di votare. In quel caso l’età giusta l’abbiamo?