La proposta è provocatoria ma non peregrina. I requisiti giuridici e materiali di uno Stato sono essenzialmente 5: avere un popolo, un governo riconosciuto dal popolo, un territorio sul quale esercita i poteri statali e tutela i diritti e i doveri della popolazione, un corpo di leggi e la capacità di interagire con altri Stati. La grande maggioranza degli Stati moderni viene dalle rivoluzioni, da Stati succeduti alle colonie, da gruppi di rivoltosi considerati terroristi dalle legittime potenze, da guerre civili e intestine, da periodi di terrore, di distruzioni di massa, di esecuzioni sommarie, da guerre tra le nazioni e dal disfacimento d’imperi dinastici. E prima ancora che gli Stati nascessero dalle guerre fu stabilito il concetto che la guerra “legale”e degna di questo nome fosse solo quella “fra Stati”.
Guardando superficialmente alla nostra storia non ci dovrebbe essere alcun impedimento a riconoscere lo Stato islamico. Anzi, il riconoscimento non è giuridicamente necessario e di fatto è posto in atto nello stesso momento in cui si accetta di chiamarlo Stato islamico. Tuttavia ciò che qualificava veramente i nuovi Stati rivoluzionari e il oro”terroristi” era qualcosa d’immateriale: l’idea costruttiva nelle sue forme di idealismo e ideologia.
Il cosiddetto Stato islamico non ha alcuna idea costruttiva, neppure islamica, perché non rispetta alcun principio dell’Islam, non si avvale solo di islamici e islamisti, usa il nome di dio come scusa per la violenza e la potenza personale o di un piccolo gruppo di senzadio. Non ha alcuna idea rivoluzionaria e fa riferimento a stati autocratici e conservatori. Non ha un’idea di emancipazione e liberazione, ma di soggezione e non è vero che vuol creare un califfato. Se l’avesse non si sarebbe disperso in mille rivoli di franchising del terrore.
Già questa mancanza d’ideali e ideologie basterebbe a renderlo incompatibile con gli Stati moderni, ma non ha neppure uno dei requisiti giuridici e materiali. Non ha un popolo, sottomette popoli diversi e si accanisce contro alcuni per favorire altri. Non ha un governo riconosciuto, la leadership pseudo religiosa è temuta, ma non riconosciuta. Non ha un territorio su cui esercitare il potere statale. Controlla parti di territori altrui con forze militari e militanti estranee, mercenarie, dedite estorsioni, razzie e violenze sui deboli.
Non ha i mezzi per garantire la sicurezza delle popolazioni assoggettate. Non ha un corpo di leggi per l’amministrazione, la protezione, la sopravvivenza, la dignità, il lavoro, i diritti. La pretesa di riferirsi alla Sharia è subdolamente falsa, perché ne adotta solo gli aspetti punitivi e distruttivi. Non ha capacità d’interrelazione con altri stati: anche se è sostenuto da alcuni stati islamici, è solo il burattino nelle mani di burattinai rivolti ai propri interessi personali o di casta. Il solo riconoscimento possibile oggi è quello di “banda armata”. Ed è già tanto.
di Fabio Mini
da Il Fatto Quotidiano del 17 dicembre 2015
Mondo
Isis, Fabio Mini: “Stato Islamico non ha alcuna caratteristica dello Stato: al massimo è una banda armata”
Per il generale di corpo d'armata, il presunto Califfato non ha i presupposti ideologici né ideali per essere considerato un'entità statuale. Inoltre "non ha un popolo, sottomette popoli diversi e si accanisce contro alcuni per favorire altri. Non ha un governo, la leadership pseudo religiosa è temuta, ma non riconosciuta. Non ha un territorio su cui esercitare il potere statale"
La proposta è provocatoria ma non peregrina. I requisiti giuridici e materiali di uno Stato sono essenzialmente 5: avere un popolo, un governo riconosciuto dal popolo, un territorio sul quale esercita i poteri statali e tutela i diritti e i doveri della popolazione, un corpo di leggi e la capacità di interagire con altri Stati. La grande maggioranza degli Stati moderni viene dalle rivoluzioni, da Stati succeduti alle colonie, da gruppi di rivoltosi considerati terroristi dalle legittime potenze, da guerre civili e intestine, da periodi di terrore, di distruzioni di massa, di esecuzioni sommarie, da guerre tra le nazioni e dal disfacimento d’imperi dinastici. E prima ancora che gli Stati nascessero dalle guerre fu stabilito il concetto che la guerra “legale”e degna di questo nome fosse solo quella “fra Stati”.
Guardando superficialmente alla nostra storia non ci dovrebbe essere alcun impedimento a riconoscere lo Stato islamico. Anzi, il riconoscimento non è giuridicamente necessario e di fatto è posto in atto nello stesso momento in cui si accetta di chiamarlo Stato islamico. Tuttavia ciò che qualificava veramente i nuovi Stati rivoluzionari e il oro”terroristi” era qualcosa d’immateriale: l’idea costruttiva nelle sue forme di idealismo e ideologia.
Il cosiddetto Stato islamico non ha alcuna idea costruttiva, neppure islamica, perché non rispetta alcun principio dell’Islam, non si avvale solo di islamici e islamisti, usa il nome di dio come scusa per la violenza e la potenza personale o di un piccolo gruppo di senzadio. Non ha alcuna idea rivoluzionaria e fa riferimento a stati autocratici e conservatori. Non ha un’idea di emancipazione e liberazione, ma di soggezione e non è vero che vuol creare un califfato. Se l’avesse non si sarebbe disperso in mille rivoli di franchising del terrore.
Già questa mancanza d’ideali e ideologie basterebbe a renderlo incompatibile con gli Stati moderni, ma non ha neppure uno dei requisiti giuridici e materiali. Non ha un popolo, sottomette popoli diversi e si accanisce contro alcuni per favorire altri. Non ha un governo riconosciuto, la leadership pseudo religiosa è temuta, ma non riconosciuta. Non ha un territorio su cui esercitare il potere statale. Controlla parti di territori altrui con forze militari e militanti estranee, mercenarie, dedite estorsioni, razzie e violenze sui deboli.
Non ha i mezzi per garantire la sicurezza delle popolazioni assoggettate. Non ha un corpo di leggi per l’amministrazione, la protezione, la sopravvivenza, la dignità, il lavoro, i diritti. La pretesa di riferirsi alla Sharia è subdolamente falsa, perché ne adotta solo gli aspetti punitivi e distruttivi. Non ha capacità d’interrelazione con altri stati: anche se è sostenuto da alcuni stati islamici, è solo il burattino nelle mani di burattinai rivolti ai propri interessi personali o di casta. Il solo riconoscimento possibile oggi è quello di “banda armata”. Ed è già tanto.
di Fabio Mini
da Il Fatto Quotidiano del 17 dicembre 2015
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.