Il pacco di Natale è servito. Questa potrebbe essere la sorte di migliaia di consumatori che, alle prese con lo shopping online, per risparmiare sull’acquisto dei regali, evitare code e ordinare articoli introvabili nei negozi, troppo spesso rimangono vittima di raggiri e truffe. Del resto è facile cadere nei tranelli dei siti di vendite e delle decine di mail che quotidianamente intasano le caselle di posta elettronica con affari apparentemente imperdibili.
Il motivo? “Anche quest’anno la gran parte dei regali saranno prodotti tecnologici, come smartphone, smartwatch, tv e tablet, ma anche borse e gioielli o oggetti di design e cosmetici”, spiega Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano. “Tutti acquistabili in rete. Tanto che tra novembre e dicembre saranno spesi oltre 3,5 miliardi di euro (oltre il 20% della domanda online annuale), con una crescita del 16% rispetto al 2014. Mentre saranno 27 milioni gli ordini conclusi via Internet”. Dati supportati dall’analisi di Confcommercio, secondo cui la spesa per i regali natalizi del crescerà del 5% rispetto al 2014.
Ma occorre stare attenti per evitare che prodotti ordinati a prezzi da vero affare (solitamente 200-300 euro in meno rispetto a quelli dei negozi) non arrivino mai a destinazione, nonostante il pagamento sia stato effettuato regolarmente, a causa di truffe ben confezionate da venditori che poi diventano irreperibili. Come fare? È fondamentale aver installato l’ultima versione di un buon antivirus (gratuito o a pagamento), che garantisca protezione anche nella scelta degli acquisti su Internet. “Poi – spiegano dall’Unione Nazionale Consumatori – bisogna accertarsi che il sito sia sicuro, quindi certificato. E questo va fatto prima di inserire qualsiasi dettaglio di pagamento. L’altra cosa da fare è quella di informarsi sulla reputazione del venditore affidandosi anche alle recensioni e alle opinioni degli altri acquirenti”.
Meglio anche controllare che dietro a ogni sito ci siano un vero negozio con partiva Iva, un numero di telefono fisso, un indirizzo fisico e ulteriori dati per contattare l’azienda. I dati fiscali sono facilmente verificabili sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Poi, al momento di concludere l’acquisto, fare caso alla presenza del lucchetto chiuso in fondo alla pagina o dell’“https” nella barra degli indirizzi: sono ulteriori conferme sulla riservatezza dei dati inseriti nel sito e della presenza di un protocollo di tutela dell’utente. Ovvero del fatto che i dati sono criptati e non condivisi. Occhio anche alle imitazioni perfette di siti che pubblicizzano prodotti famosi: in tanti credono di essere sul profilo originale, invece si tratta di una truffa perlopiù internazionale. Ed è quasi impossibile ottenere poi un risarcimento, visto che le verifiche della polizia postale richiedono tempo e valutazioni incrociate con gli altri Paesi, perché l’origine della truffa ha una base estera.
Niente fretta, poi, quando si aprono le mail insistenti che propongono occasioni “solo per oggi”. Il rischio che si tratti di truffe con il meccanismo del phishing è elevatissimo. E questo è solo l’inizio: l’obiettivo finale non è rubare i soldi destinati al regalo, ma raccogliere i dati personali e bancari per rivenderli o duplicare le carte di credito. Il funzionamento è tanto facile quanto diabolico: in una mail che contiene un messaggio solitamente scritto in italiano, ma pieno di errori di ortografia, si promuove un determinato sito dai prezzi scontatissimi con una grafica accattivante e i loghi ufficiali di aziende. A quel punto vengono chiesti i dati della carta di credito per effettuare il pagamento e quelle preziose informazioni finiscono nelle mani sbagliate. Solo una volta arrivato l’estratto conto ci si renderà conto che la carta è stata clonata e il conto corrente prosciugato. E’ possibile comunque rivalersi sulla banca o sul circuito: sono obbligati alla restituzione della cifra non autorizzata.
Del resto che l’uso delle carte di pagamento sia costellato di raggiri lo sanno bene gli italiani che continuano a utilizzare soprattutto carte prepagate o contante, nonostante la campagna mediatica pressante per aumentare la moneta elettronica. L’ultima novità è, infatti, l’inserimento nella legge di Stabilità del bancomat e delle carte di credito anche per i micro-importi come il caffè al bar o il giornale all’edicola cancellando il tetto dei 30 euro al di sotto del quale i commercianti possono rifiutare i pagamenti elettronici. Salvo una limatura dell’ultima ora che ha previsto che l’obbligo non valga “nei casi di oggettiva impossibilità tecnica”.
Eppure quando si tratta di super sconti la soglia dell’attenzione improvvisamente crolla e questo fa crescere il numero degli italiani raggirati: più di 25mila nel corso dell’anno, secondo Roberto Di Legami, direttore del Servizio polizia postale e delle comunicazioni, il quale consiglia di controllare i dettagli della transazione e le modalità di consegna. “È importante – sottolinea – scegliere sempre una spedizione tracciabile e assicurata: il costo potrebbe essere di poco superiore ma permette di sapere in modo certo e tempestivo dove si trova l’oggetto acquistato fino alla sua consegna”.
Infine, nel caso esistano sospetti fondati che il prodotto acquistato sia falso è possibile bloccare la merce presso qualsiasi ufficio doganale nell’Unione europea per tre giorni lavorativi, informandone il titolare del marchio. Tutela che, tuttavia, non è efficace per i siti falsi e comunque fino a quando la Commissione europea non stabilirà le autorità competenti in materia per il settore dell’e-commerce. Mentre se l’acquisto è avvenuto c’è sempre il diritto di recesso da esercitare entro 14 giorni dal ricevimento della merce. Nel caso il portale non riporti questa informazione, il diritto viene esteso per ulteriori dodici mesi.