Il presidente nella conferenza stampa di fine anno torna sulla vicenda che ha peggiorato i rapporti tra i due Stati: "E' difficile per noi raggiungere un accordo con l'attuale leadership turca. Vedo un processo di islamizzazione strisciante, Ataturk si sta rivoltando nella tomba"
“Forse Ankara abbattendo il jet russo voleva fare cosa gradita agli Usa”. Putin nella conferenza stampa di fine anno è tornato sulla vicenda del bombardiere abbattuto nella zona di confine tra Turchia e Siria. E ha minacciato direttamente Erdogan: “Se prima l’aviazione turca violava lo spazio aereo della Siria, che voli ora”. Nelle ultime settimanela Russia ha installato nel Paese missili antiaerei S-400. “In Turchia vedo un processo di islamizzazione strisciante – ha continuato – Ataturk si starà rivoltando nella tomba”.
Il presidente russo ha poi detto di non prevedere un miglioramento nelle relazioni con il governo di Ankara. “E’ difficile per noi raggiungere un accordo con l’attuale leadership turca, se mai fosse possibile”. Ha anche ribadito di non capire il motivo per cui la Turchia abbia compiuto tale atto, sottolineando che se “pensava che saremmo andati via dalla Siria, la Russia non è un Paese del genere”.
Tre ore e 10 minuti di conferenza stampa, un tempo relativamente breve se paragonato a quello del 2008, quanto Putin parlò per 4 ore e 40 minuti, al termine della quale Putin ha regalato anche una battuta sulle primarie per le elezioni presidenziali che si terranno negli Stati Uniti nel 2016. Una stilettata soft ai democratici di Barack Obama: “Donald Trump è una persona vivace e talentuosa senza alcun dubbio. Non spetta a noi valutare i suoi vantaggi, ma è un leader assoluto della campagna presidenziale”. Il candidato alle primarie repubblicane, ha spiegato il presidente della federazione russa, “ha detto di volere procedere a un altro livello, più profondo, di relazioni con la Russia. Come potremmo non esserne felici? Ovviamente lo siamo”.
Crisi in Siria: Russia sta con gli Usa, ma no a governo imposto dall’esterno – Putin è intervenuto alla vigilia della riunione di New York dei ministri degli esteri dei Paesi del ‘gruppo di supporto’ che segue le riunioni di Vienna per definire una soluzione politica della crisi. E ha ribadito che la Russia “sostiene l’iniziativa degli Stati Uniti per la Siria, inclusa la definizione di una risoluzione da presentare al Consiglio di sicurezza dell’Onu”.
Il presidente russo davanti ai giornalisti ha però specificato che “solo i siriani possono scegliere il loro presidente” e che la Russia “non accetterà mai” che qualcuno imponga dall’esterno un governo a un paese. Russia e Stati Uniti sono tuttavia concordi nella necessità di avviare i lavori per una nuova costituzione e la creazione di un meccanismo alla base delle prossime elezioni in Siria. Putin si è detto “non certo” della necessità di Mosca di mantenere una base militare permanente in Siria, considerate le capacità missilistiche di cui dispone. “Se dobbiamo colpire qualcuno, siamo in grado di farlo”, ha detto.
Crisi Ucraina, Putin: “Rispetterò gli accordi di Minsk – Per quanto riguarda la crisi ucraina invece, Putin ha dichiarato che vuole rispettare gli accordi di Minsk ma bisogna anche vedere cosa c’è scritto negli accordi” sull’Ucraina. “La Russia non vuole un’escalation del conflitto in Ucraina ma la situazione non può essere risolta con l’eliminazione delle persone nel Donbas”.
Le relazioni economiche fra Kiev e Mosca sono destinate a peggiorare, ha anticipato Putin, escludendo l’introduzione, da parte di Mosca, di sanzioni economiche contro l’Ucraina per l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio con l’Unione europea prevista per l’inizio del prossimo anno.
Crisi economica in Russia, Putin: “Ci sono segni di stabilizzazione” – Putin ha poi affrontato il capitolo politica interna e ha escluso “un rimpasto significativo” del governo. Ha quindi assicurato che in Russia “il picco della crisi economica è passato” e che, dal secondo trimestre di quest’anno, “ci sono segni di stabilizzazione”, anche se, ha aggiunto nella conferenza stampa di fine anno che ha tenuto a Mosca, sarà probabilmente necessario rivedere il bilancio del 2016, definito con la previsione “molto ottimistica” di un costo del petrolio di 50 dollari al barile. Il presidente russo ha anche ammesso che le previsioni di ripresa per il prossimo anno (più 0,7 per cento del pil) erano state mutuate su un prezzo del petrolio di 50 dollari al barile, ora, con il prezzo sotto i 37 dollari, non più corrette. “la volatilità è molto alta, non ci affretteremo a ricalcolare e rivedere il bilancio perché questo porterebbe una riduzione del volume dei finanziamenti per la spesa sociale”.