Lo rivela l’ultimo rapporto Openpolis. Che ha elaborato la classifica mettendo a confronto i 951 rappresentanti del popolo. Al Carroccio il primato tra le forze politiche. A Montecitorio, dopo l'esponente forzista, si piazzano Bragantini (Misto) e Ferranti (Pd). Mentre al Senato la capogruppo di Si-Sel supera Nitto Palma (FI) e Pagliari (Pd). Dal minidossier emerge anche che non bastano le presenze per assicurarsi un indice elevato. Contano soprattutto gli incarichi istituzionali. A cominciare dalle presidenze di commissione
I parlamentari più produttivi? Un uomo alla Camera, una donna al Senato. E’ Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia, il recordman a Montecitorio. Davanti a Matteo Bragantini del Misto e Donatella Ferranti del Partito democratico. Seguiti a ruota da Massimiliano Fedriga della Lega, Marco Causi del Pd e Andrea Colletti del Movimento 5 Stelle. Loredana De Petris è invece la primatista del Senato: seguita dall’azzurro Francesco Nitto Palma e dal collega Giorgio Pagliari del Pd. Fuori dal podio, staccati, la dem Anna Finocchiaro, Federica Chiavaroli di Alleanza popolare e Roberto Calderoli della Lega. Quanto ai gruppi parlamentari è il Carroccio a sbaragliare la concorrenza nei due rami del Parlamento, confermandosi come l’anno scorso la forza politica più produttiva tanto alla Camera quanto al Senato.
Ecco la fotografia scattata dal minidossier dell’Associazione Openpolis che ha elaborato la classifica mettendo a confronto i 951 parlamentari, monitorando 5.694 disegni di legge, 26.467 votazioni elettroniche e 45.203 atti non legislativi. Una classifica, spiega il rapporto, sulla quale incide la reale capacità degli eletti di influire sull’attività di Camera e Senato. Un potere limitato a pochi ruoli chiave, continua il dossier, che consentono a chi riveste incarichi istituzionali, come i capigruppo e i presidenti di commissione, di emergere rispetto ai semplici parlamentari.
Così non è un caso che 458 deputati (su 630) e 176 senatori (su 321) senza incarichi producono meno della media del ramo del Parlamento di appartenenza. Non solo. Il 57,14% dei deputati e il 41,74% dei senatori totalizzano un indice di produttività confinato nella fascia più bassa di rendimento (da 0 a 99). Mentre appena l’1,9% degli eletti alla Camera e il 2,8% al Senato si piazzano nella fascia più alta del ranking (oltre 500 punti). E non basta neppure la costante partecipazione alle votazioni elettroniche per assicurarsi un indice dignitoso: fra chi è stato presente a oltre il 90% delle sedute, infatti, solo il 20% dei deputati (21 su 96) e il 43% dei senatori (33 su 76) è riuscito a piazzarsi al di sopra della media di produttività.
Il record, tra i più assidui, spetta a Stefano Borghesi della Lega (378,82) alla Camera e a Giorgio Pagliari del Pd (700,05) al Senato. Molto più decisivo delle presenze, come detto, è il ruolo istituzionale o l’incarico rivestito all’interno dei rispettivi gruppi parlamentari. Non a caso a Montecitorio, dove l’indice medio di produttività è di 121,45 punti, i presidenti di commissione si attestano a 218,61, i capigruppo in Aula a 208,19 e quelli in commissione a 175,95. Mentre i deputati che rivestono anche incarichi nell’esecutivo crollano a 104,25. Un dato, rileva Openpolis, che dimostra “la palese incompatibilità dei due ruoli”. Stessa situazione a Palazzo Madama dove, a fronte di una produttività media di 151,35 punti, i presidenti di commissione ne totalizzano 283,71, i capigruppo in Aula 222,87 e quelli in commissione 156,3. Come per i colleghi deputati, anche per i senatori che occupano una poltrona di governo l’indice precipita a 101,2.
Passando dai singoli ai gruppi parlamentari, sono solamente tre, e tutti di opposizione, quelli alla Camera in cui oltre i 50% dei propri membri ha un indice di produttività al di sopra della media: Lega Nord (81,25%), Fratelli d’Italia (62,5%) e Sinistra Italiana-Sel (58,06%). Appena sotto la media, al quarto posto, il Movimento 5 Stelle (46,15%), mentre chiudono la classifica il Pd al penultimo posto (25,17%) e FI all’ultimo (18,87%). Al Senato, invece, un solo gruppo può contare nelle sue file più della metà dei propri componenti oltre la media di produttività. E, anche in questo caso, si tratta della Lega (75%). Alla Camera, il Carroccio totalizza 370,62 punti, più che doppiando Fratelli d’Italia (167,32), Si-Sel (162,92) e, subito fuori dal podio, il M5S (145,5). Chiudono la classifica il Pd (102,07) e Forza Italia (95,23).
Anche al Senato, a condurre le danze è sempre il Carroccio con 231,66 punti. Alle sue spalle il Pd (166,16) e Per le Autonomie-Psi-Maie (161,32. Quarto posto per Alleanza popolare (156,28) mentre Gal, con appena 74,56 punti, si colloca sul gradino più basso della classifica. In definitiva i dati elaborati da Openpolis registrano una diminuzione tanto dell’attività quanto dell’efficacia dell’azione dei parlamentari di maggioranza. “Nell’attuale legislatura il fisiologico scontro tra maggioranza e opposizione si è trasformato in una sfida tra membri del governo e le opposizioni – spiega il rapporto –. Una dinamica che ha lasciato sullo sfondo i gruppi di maggioranza facendo spiccare chi, pur non sostenendo il governo, si è reso disponibile a contribuire a determinati provvedimenti”.
Le classifiche dei gruppi per media di produttività danno una rappresentazione immediata di questo scenario, con la Lega Nord in testa in entrambi i rami del Parlamento. Fra le opposizioni, invece, il M5S occupa posizioni più basse “proprio perché meno disponibile al compromesso parlamentare”. Vale lo stesso discorso anche nella classifica individuale. “Sia la medaglia d’oro che quella d’argento vanno a membri dell’opposizione”, tanto a Montecitorio quanto a Palazzo Madama. E nella Top10 di entrambi i rami del Parlamento, i componenti della maggioranza sono rispettivamente appena il 20 e il 50%. Come certificano le classifiche. Francesco Paolo Sisto (FI), Matteo Bragantini (Misto), Donatella Ferranti (Pd), Massimiliano Fedriga (Lega), Marco Causi (Pd), Andrea Colletti (M5S), Nicola Molteni (Lega), Cristian Invernizzi (Lega), Paolo Grimoldi (Lega) e Guglielmo Picchi (FI) alla Camera. Loredana De Petris (Misto), Francesco Nitto Palma (FI), Giorgio Pagliari (Pd), Anna Finocchiaro (Pd), Federica Chiavaroli (Ap), Roberto Calderoli (Lega), Peppe De Cristofaro (Misto), Enrico Buemi (Autonomie-Psi), Giorgio Santini (Pd) e Antonio D’Alì (FI) al Senato.
Dando uno sguardo ai podi regionali non mancano le curiosità. Tra i senatori abruzzesi, ad esempio, l’azzurro Antonio Razzi si piazza al secondo posto alle spalle di Federica Chiavaroli. In Basilicata, medaglia di bronzo, tra gli onorevoli, al leader della minoranza dem Roberto Speranza, dietro ad Antonio Placido (Si-Sel) e Mirella Liuzzi (M5S). L’alfaniana Dorina Bianchi, invece, svetta nella graduatoria di Montecitorio per la Calabria, mentre il leghista Gianluca Pini guida la classifica in Emilia Romagna. Sbaraglia in Friuli il presidente dei deputati del Carroccio Massimiliano Fedriga davanti a Serena Pellegrino (Si-Sel) e Aris Prodani (Misto). Nel Lazio, sempre alla Camera, sul gradino più alto del podio si piazza la presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti del Pd, che precede il collega di partito ed ex presidente dell’Unione delle Province italiane Fabio Melilli e la ultra cattolica Paola Binetti di Alleanza Popolare. Mentre al Senato il capogruppo dem Luigi Zanda si piazza al terzo posto dietro a Loredana De Petris (Misto) e a Carlo Lucherini sempre del Pd. Parla leghista, invece, la Lombardia: tripletta a Montecitorio con Molteni, Invernizzi e Grimoldi; medaglia d’oro a Palazzo Madama con Calderoli. Tra i senatori eletti in Puglia stacca tutti la dem Anna Finocchiaro, seguita da Antonio Azzollini (Ap). Alla Camera l’azzurro Francesco Paolo Sisto si consola almento con questo primato per la mancata elezione alla Consulta: con 914,44 punti sovrasta il secondo classificato Rocco Palese (324,04), ex forzista ora del Misto.
Twitter: @Antonio_Pitoni