Se per Roma il prefetto Gabrielli ha voluto un dream-team per gestire il post Mafia capitale, più modestamente il commissario straordinario Tronca con le sue nomine ha nel silenzio sorpreso tutti. E la sorpresa è che tra le ultime designazioni a capo dei dipartimenti – sorta di assessorati nella gestione straordinaria del dopo-Marino – compaiono un ex assessore finito sotto inchiesta per corruzione – tirata in ballo anche da Salvatore Buzzi – e una dipendente del Comune che compare nella lista dei 101 stilata da Gabrielli sul malaffare romano. Si tratta dell’ex-assessore della giunta Alemanno, Lucia Funari e del dirigente Clorinda Aceti. Per loro Tronca ha previsto che si occuperanno rispettivamente di sport e qualità della vita – la prima – e di formazione e lavoro, la seconda. Le nomine di Tronca, per ironia della sorte “obbediscono” al piano triennale anticorruzione voluto da Ignazio Marino che prevede un turn-over nelle posizioni apicali dell’amministrazione.

Trasparenza e rinnovamento che nei due casi non tengono conto né delle risultanze delle inchieste sulla corruzione e su Mafia Capitale né delle indagini svolte dalla Commissione d’accesso al Comune di Roma che all’inizio di agosto consegnò al prefetto Gabrielli il suo atto d’accusa contro il Campidoglio «infiltrato». A finire in quella relazione – e nella black list di 101 nomi, atto ancora riservato, che compone la fitta trama della corruzione romana all’interno dell’amministrazione  – c’è la dipendente Aceti – a oggi non indagata – che Tronca ha nominato. Il suo nome è legato a una gara di appalto, quando la Aceti era al Dipartimento Patrimonio, le cui procedure sono state definite dalla Commissione “opache e anomale”.

Il sospetto dei commissari è che su quella gara si sarebbe celato l’interesse occulto dell’imprenditore Mauro Balini – presidente del porto di Ostia – accusato di bancarotta e “legato – secondo l’inchiesta prefettizia – alle organizzazioni mafiosi operanti ad Ostia”. Vicenda su cui sono in corso ulteriori indagini sia interne all’amministrazione capitolina che alla Procura.

Il nome della Funari riporta l’orologio indietro alla giunta Alemanno quando – era il 2012 – dirigeva l’assessorato al Patrimonio. Secondo la Procura sarebbe stata al centro di episodi di corruzione riguardanti la gestione di mercati e parcheggi. Il primo ottobre del 2014 per lei è scattata la perquisizione e l’iscrizione nel registro degli indagati insieme a imprenditori e dipendenti pubblici nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e del Pm Letizia Golfieri.

Negli interrogatori del 23 e 24 giugno scorso Salvatore Buzzi ha trascinato la Funari – ritornata per qualche mese al suo posto di dirigente alla Mobilità – nel gorgo di Mafia Capitale. L’ex-assessore – dice Buzzi  – era nel suo libro paga. “Le davo 10mila euro al mese per ottenere le proroghe dei servizi dell’emergenza alloggiativa. Complessivamente, le ho portato in ufficio 100 mila euro”. La Funari ha annunciato querela ma sul suo operato si erano già accesi anche i riflettori del Campidoglio nell’era Marino su una serie di procedimenti amministrativi.

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