La clamorosa affermazione elettorale di Marine Le Pen (arginata al ballottaggio solo da un patto repubblicano forse senza precedenti nella recente storia francese ed europea) ha colto di sorpresa molti commentatori politici, che si sono tardivamente impegnati a ricostruirne improvvisamente le motivazioni.
Diversamente, un osservatore come Valerio Renzi, che da anni studia il complesso panorama delle nuove destre europee, ha potuto offrire una pronta e attenta analisi dell’accaduto. Con tempismo quasi profetico, pochi giorni prima del clamoroso risultato al primo turno della destra transalpina, il giornalista romano ha pubblicato La politica della ruspa (Alegre), un’accurata e capillare esplorazione della vasta e composita galassia post e neofascista in Europa. Quanti di voi sapevano che Flavio Tosi (il “sindaco più amato d’Italia”, stimato anche a sinistra) mise a capo dell’Istituto di storia della Resistenza della città di Verona proprio Andrea Miglioranzi, frontman di un gruppo skinhead noto per il brano Il Capitano, canzone antisemita in lode di Priebke? O che Salvini nel fantomatico “parlamento padano” era il capolista dei “comunisti padani”? Oppure che il governo Orbàn ha rimosso la parola “repubblica” dalla Costituzione ungherese, inserendovi precisi richiami alla discriminazione etnica e religiosa, e nonostante ciò ha riscosso l’approvazione delle proprie politiche economiche da parte dell’Unione Europea?
E ancora, quanti sono a conoscenza dei rapporti tra Alba Dorata e Casa Pound e dell’appoggio di quest’ultima alla leadership di Salvini? E quanti sanno, più curiosamente, che Stieg Larsonn prima di essere un autore di best-seller è stato un giornalista coraggioso che ha denunciato il pericolo di un’eversione neofascista in Svezia? Questo, e molto altro, può essere approfondito nell’ottimo e agile libro di Renzi, 150 pagine di riferimenti puntuali, dati inoppugnabili, testimonianze oggettive, raccontate con uno sguardo certo schierato, ma non accecato ideologicamente.
L’autore studia, approfondisce, sviscera, si cala nei laboratori più oscuri del pensiero nero, per seguirne le ingannevoli metamorfosi e le sconcertanti contraddizioni, disinvoltamente occultate in campagna elettorale. Si va alla radice del vero, inaudito “miracolo italiano” compiuto da Berlusconi nel ‘94: unire al governo un partito secessionista come la Lega con i cultori della Patria del Msi-An ed entrambi (partiti di forte estrazione sociale e antiamericana) sotto l’egida del liberismo ultrareaganiano di Forza Italia (accanto al trasformismo democristiano di Casini). Un coacervo di contraddizioni risibili e ideologicamente inaccettabili, rese possibili dal fascino del Grande Pifferaio, e dallo spregiudicato desiderio di Potere di formazioni politiche da sempre tenute ai margini della politica governativa.
Oltre a una fedele ricostruzione storica delle fasi di camuffamento della destra storica nelle nuove vesti “democratiche”, l’autore svela anche l’origine del linguaggio e degli slogan di quello che appare attualmente il più combattivo leader della destra nostrana: il sempre “ruspante” e “felpato” Matteo Salvini. Il libro spiega esaurientemente come le frasi apparentemente istintive, gli slogan grossolani che parlano “alla pancia” dell’elettorato, le sparate più roboanti e politicamente scorrette del leader leghista non siano per nulla frutto di genuina rozzezza. Dietro ogni singola, martellante presenza televisiva del vociante padano, dietro ogni proclama razzista, dietro ogni rigurgito populista c’è una precisa strategia studiata a tavolino. Una strategia che si nutre di contrastanti spunti “filosofici”, raccolti da figure controverse ma certo non incolte come Fusaro e Buttafuoco, e che si ricollega sotteraneamente al pensiero della nouvelle droite di Alan de Benoist e al nazionalbolscevismo di Aleksandr Dugin (il “quasi” ideologo di Putin).
Una strategia per nulla improvvisata volta a (consentitemi di citare Star Wars proprio oggi) “esercitare una grande influenza sulle menti deboli”. Il risultato è testimoniato da questo video. Un libro che raccomandiamo come strumento di conoscenza e dissezione dell’inquietante onda xenofoba europea, poiché, come lo descrive lo stesso autore, è “una cassetta degli attrezzi per smontare la ruspa e vedere come girano le rotelle degli ingranaggi”. Affinché non possa essere più ricostruita.