“Ho avuto un’ischemia al cuore mentre ero in viaggio. Se fossi andato avanti ancora per mezz’ora, sarei morto come Pino Daniele, che non si è voluto fermare e ha perso la vita. Ma i medici mi hanno detto che mi daranno un cuore così straordinario che potrò fare qualunque abuso. Però dovrò chiedere quanto viagra potrò assumere“. Così il critico d’arte Vittorio Sgarbi scherza sul suo malore durante la trasmissione La Zanzara, su Radio24. E racconta con dovizia di dettagli il brutto incidente: “Quando sono partito, era tutto perfettamente normale, non avevo nessun malessere. Ho mangiato col mio autista qualcosa, quando, dopo un’oretta, vicino a Verona, ho cominciato ad avvertire uno strano peso sul cuore. Devo dire che l’ipotesi di infarto e di ischemia mi è venuta subito. E mi son detto: ‘Vuoi mettere che l’infarto viene da me? Avrà paura, se ne starà lontano da me, non oserà quello stronzo’. E quindi” – continua – “speravo che lentamente passasse, ma poi mi sono reso conto che questa pressione era continua e non minacciava di finire. Dopo mezz’ora, ho avuto un’intuizione: quando la cosa si stava facendo acuta, arrivati all’uscita Modena Sud, ho chiesto al mio autista di accompagnarmi all’ospedale”. E aggiunge: “Erano le 3.45 di notte. Se avessi deciso di proseguire ancora verso Roma, sarei morto a Roncobilaccio. E non è il massimo morire a Roncobilaccio, per carità. Arrivati al Policlinico, mi hanno raccontato qualche battuta e poi messo sulla barella. Mi hanno sottoposto a una prima visita al Pronto Soccorso, poi sono arrivati subito sette, otto medici e assistenti svegliati prontamente forse perché non volevano fare brutte figure con me. Un team meraviglioso, tutti bravissimi”. Sgarbi rivela: “Ho comunque dei precedenti in famiglia: i miei nonni morirono di infarto, mio zio è deceduto per infarto alla mia età. Ma il brutto è che ho dovuto annullare 26 impegni e lunedì mi operano di nuovo alle altre due coronarie”. E chiosa: “Non ho mai pensato alla morte, o meglio vivo in questo modo per non pensare alla morte. Come preferirei morire? Come mia madre, che si è appoggiata su un fianco e non si è più svegliata. Ma comunque non ci ho mai pensato e non penso neanche di morire. Il fatto che io possa anche non morire è determinato da un precedente: Gesù non è morto. Se non è morto lui, perché dovrei morire io?“
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