I premi articolo 21 dedicati alla libertà di informazione, e dedicati a Santo Della Volpe, sono stati consegnati, tra gli altri a Nello Trocchia, collaboratore del Fatto, a Marilu Mastrogiovanni, direttrice del “Tacco” periodico pugliese di Casarano e a Paolo Borrometi, direttore de La Spia, costretto a vivere sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia nel ragusano.
Tutti e tre hanno subito pesanti minacce per aver osato mettere il naso nel malaffare e nelle oscurità della camorra, della sacra corona unita e della mafia.
A Nello Trocchia hanno promesso di “spaccargli la testa”, lo hanno pedinato e avvertito, lui continua a scrivere, ma la scorta non gli è ancora stata assegnata.
Marilú Mastrogiovanni ha visto “oscurato” il sito, cancellate le sue inchieste in rete, e persino ammazzati i suoi cani, in una sorta di spirale della violenza e delle intimidazioni.
Insieme ad altre colleghe e colleghi sono anche gli autori del libro “Io non taccio” storie di donne e di uomini che, nonostante tutto, hanno continuato a fare il loro mestiere, anzi rivendicano il diritto a non essere eroi, ma semplicemente cronisti.
Tutti e tre, al momento di ritirare il premio, hanno chiesto una sola cosa: “Non lasciateci soli, quando uno di noi viene minacciato, gli altri giornalisti riprendano quella inchiesta, vadano oltre, illuminino quelle oscurità, ci mettano firma e faccia…”
Così ha fatto Paolo Borrometi che ha inviato al sito di Articolo 21 un estratto dell’articolo di Alessia Candito, una collega del Corriere di Calabria, pesantemente minacciata per aver raccontato la “movida” violenta dei rampolli di alcuni ‘ndranghetisti.
Ci sembra giusto riproporlo anche su questo blog affinché si sappia che le parole di Alessia Candito sono condivise da chiunque abbia a cuore i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione.