“Vi imploro, disfatevi completamente del Daesh“. Così la 21enne Nadia Murad Basee Taha, giovane irachena della minoranza yazida, ha implorato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di sconfiggere lo Stato islamico, descrivendo le torture e gli stupri subiti nei tre mesi in cui è stata nelle mani dei jihadisti come “bottino di guerra”. Lo Stato islamico considera gli yazidi come fedeli del diavolo, perché la loro fede contiene elementi di cristianesimo, zoroastrismo e islam. E la gran parte della popolazione yazida, in totale un milione e mezzo di persone circa, è sfollata e vive in campi nel Kurdistan iracheno. Lo stupro – ha spiegato la ragazza – è stato usato per distruggere le donne e le ragazze, per assicurarsi che non potessero mai più condurre una vita normale. Lo Stato islamico ha trasformato le donne yazide in carne da trafficare“. Nadia Murad Basee Taha ha raccontato di essere stata rapita lo scorso agosto dal suo villaggio in Iraq e portata in pullman in un edificio nella roccaforte dello Stato islamico, Mossul, dove migliaia di donne e bambini vengono scambiati dai militanti come doni. Pochi giorni dopo, è stata portata via da un uomo. “Mi ha costretta a vestirmi e truccarmi, poi quella notte terribile, l’ha fatto. Mi ha costretta a servire nella sua fazione militare, mi ha umiliata ogni giorno“, ha raccontato. Taha ha tentato di fuggire, ma una guardia l’ha fermata. “Quella notte mi ha picchiata, mi ha chiesto di togliermi tutti i vestiti. Mi ha messa in una stanza con le guardie, poi hanno cominciato a commettere il loro crimine, sinché sono svenuta”. La ragazza, di cui diversi fratelli sono stati uccisi dai militanti del gruppo jihadista, è poi riuscita a fuggire e ora vive in Germania
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